Gianni Riotta risponde su La Stampa alla domanda di Luigi La Carrubba:

Gentile Riotta, 

le fake news son sempre esistite e la smentita, quando arrivava, con i mezzi a disposizione di allora, non fermava la vera bufala. Le leggende metropolitane resistono ancora, come i maghi, le diete miracolose, gli oroscopi. Con Internet, la diffusione è però più rapida, e anche la smentita dovrebbe esserlo. Distinguiamo le fake news di tutti i giorni, sempre nocive per carità, ma siccome tutti, anche i più sprovveduti, hanno lo smartphone, è difficile un intervento tempestivo e capillare, contro quelle dannose politicamente, socialmente ed economicamente, e qui lo Stato dovrebbe essere attrezzato per intervenire in breve lasso di tempo. Se è vero quel che ha detto l’ex vicepresidente Usa Joe Biden sull’ingerenza politica della Russia sul nostro referendum e l’aiuto a Lega e M5S, i nostri servizi non ne escono bene.

La risposta di Gianni Riotta: 

Caro La Carrubba, La Stampa fu il primo giornale, nel 2014 con un editoriale a firma mia e del professor Walter Quattrociocchi, a proporre il tema notizie false, con il «senatore Cirenga» che voleva dare soldi a ufo ai colleghi. Lo cerchi online, era un falso, ma ancora adesso fa danni e circola. Lei ha ragione, le false notizie son sempre esistite, il Cavallo di Troia era una «fake news» e i troiani abboccarono. Ma, concordo, il web cambia la prospettiva. Non mi preoccupa la falsa notizia pubblicata dal solito giornalino di parte, a destra o sinistra male antico. È la produzione industriale, ad hoc, di nugoli di false notizie, denunciata da Biden, a inquinare le nostre democrazie. Putin ha allestito a San Pietroburgo, 55 Via Savushkina, una sua Agenzia Ricerche Internet, con decine di redattori e informatici, che lanciano raffiche di bugie, mentre da Veles, in Macedonia, giovani troll signori del web, per un pugno di dollari, agganciano siti e diffondono menzogne.  

I servizi di intelligence che possono fare, se non identificare i flussi e segnalarli alle autorità? Se provassero, come pure sanno fare, a innescare una controffensiva cyberwar, quanti, in Parlamento, li sosterrebbero e quanti chiederebbero una Commissione di Inchiesta? Leggi e regole, pur necessarie, possono fino a un certo punto. Cruciale è: 1) Chiedersi perché abbiamo tanta brama di false notizie; 2) Riconoscere i centri, internazionali e italiani, di spaccio di fake news; 3) Imporre online trasparenza di proprietà e bilanci, a chi fattura pubblicità. È solo la partenza, poi serve recuperare fiducia, lavoro di lunga lena!