Il Documento di Economia e Finanza approvato venerdì sera dal Consiglio dei Ministri contiene una novità rispetto a quanto presentato nelle linee generali la settimana precedente: un “bonus” da 1,6 miliardi di euro. In tempi così difficili, è sicuramente una buona notizia.

Il nuovo ammontare isolato dal Governo non è in effetti così nuovo, ma risiedeva già anonimamente tra i valori del Def. Le stime della crescita e del deficit sono rimaste infatti invariate rispetto a quelle giunte dalle indiscrezioni. Le due grandezze sono previste rispettivamente allo 0,7% e al 2,6 % nel 2015 e al 1,4% e 1,8% nel 2016. Previsioni prudenti secondo il Governo. Lo si comprende se si considera che il rialzo della valutazione di crescita è dello 0,1% (a ottobre era stato previsto uno 0,6%). E’ proprio da questo 0,1% che risulta il “tesoretto” da 1,6 miliardi.

Di fronte allo scenario di flebile e incipiente ripresa, bloccare l’aumento dell’IVA risulta necessario. Il punto più controverso del Def resta infatti quello dei 10 miliardi di spesa da risparmiare per evitare lo scatto delle clausole di salvaguardia previste nella legge di stabilità.

La cifra totale da recuperare per evitarlo si aggira tra i 16 e i 17 miliardi di euro. 6 miliardi dovrebbero essere risparmiati grazie al calo dei tassi deciso dalla Bce (grazie al quale l’Italia dovrebbe risparmiare circa 3 miliardi secondo l’Istat) e dal calo dello spread. Ma riuscire a risparmiare 10 miliardi in un anno sulla spesa corrente pare ai più una vera e propria impresa, visti i precedenti.

Rispetto alla nuova disponibilità ricavata del tesoretto, cosa farne? Ci sarebbe l’imbarazzo della scelta: estensione degli 80 euro a chi guadagna meno di 8mila euro all'anno, un rafforzamento dell’Asdi, ma anche aumentare la dotazione per gli sgravi contributivi sulle assunzioni a tempo indeterminato.

Un’ipotesi quest'ultima che rimanda alla gestazione dei decreti attuativi del Jobs Act. Secondo quando riportato dal Sole 24 Ore di sabato, la diatriba tra Governo e Ragioneria dello Stato relativa al decreto sul riordino dei contratti era stata risolta proprio con una clausola di salvaguardia che prevedeva contributi aggiuntivi di solidarietà. Un contributo pagato da datori di lavoro e autonomi a favore delle casse previdenziali dell’inps, sarebbe dovuto intervenire in caso di bisogno per renderebbe sostenibili le minori entrate dovute allo sgravio contributivo che otterranno i contratti convertiti da parasubordinati a tempo indeterminato. Un eventualità che, pur già presente nel settore dell'edilizia, suonava alquanto paradossale; tanto che solo il giorno dopo il Ministro del lavoro Poletti ha comunicato la scelta di eliminare la clausola "onde evitare incomprensioni".

Rimandare la riflessione al lavoro è utile a mettere meglio a fuoco gli effetti della ricetta del governo e i correttivi necessari. Tutti i fattori che stanno delineando una congiuntura favorevole alla ripresa, formano un complesso di condizioni esogene. Comprensibile quindi che il Fondo Monetario Internazionale preveda per l'Italia la più debole ripresa all'interno dell'Eurozona, Grecia esclusa. Così almeno le previsioni di Gennaio.

World Economic Outlook Projections

Nel prossimo World Economic Outlook l’FMI chiarisce anche che secondo le analisi effettuate, la liberalizzazione del mercato del lavoro non ha correlazioni significative con la crescita economica dal punto di vista statistico. Fattori di influenza sono piuttosto le competenze dei lavoratori, investimenti e spese per la ricerca e lo sviluppo, pure presenti nella legge di stabilità 2015, ma di cui poco ci si interessa rispetto agli effetti prodotti.

Leggermente diversa la posizione di Klaud Zimmermann, direttore dell’Istituto per lo studio del Lavoro di Bonn, che in un articolo sul Wall Street Journal ha contrapposto il Jobs Act come misura strutturale alle condizioni temporanee del contesto internazionale. Questa valutazione conforta l’idea che gli sgravi contributivi, che pure non fanno strettamente parte del Jobs Act, siano da rendere strutturali o quantomeno da confermare per le assunzioni successive al 2015, al fine di continuare a sostenere le assunzioni.

Ora, è inutile affannarsi ora sulle ipotesi di dettaglio dei conti: il Def approvato formalmente dal Consiglio dei Ministri non contiene un piano dettagliato, perché quello non è il suo compito. Ma a Novembre, al momento della redazione della nuova legge di stabilità, il nodo dell’estensione delle agevolazioni fiscali per le imprese che assumono a tempo indeterminato verrà irrimediabilmente al pettine.

Quello delle tasse sul lavoro è in effetti di un capitolo che vale poco economicamente: 2 miliardi in caso di rifinanziamento delle agevolazioni, ma rappresenta il concetto fondamentale di una spesa orientata alla crescita, ossia una misura che ha la sua giustificazione in un saldo positivo degli introiti generati.

I dati definitivi sulle nuove assunzioni pubblicati dall’Inps sono però una doccia fredda per il Governo e per il racconto della ripartenza. Sono la dimostrazione ulteriore che è difficile dimostrarla con i dati sui posti di lavoro, che rivelano un aumento dei contratti a tempo determinato, ma una diminuzione di quelli a termine di apprendistato, con un saldo zero come risultato rispetto all’anno precedente.

Fermo restando che non deve sorprendere che l’incentivo alla stabilizzazione non porti con sé un incremento dell’offerta di lavoro, che la quota di lavoro stabile passi dal 37,1% al 41,6% non è un dato ininfluente. Il punto è che il miglioramento della qualità dell’occupazione rischia di andare a vantaggio dei più esperti sul mercato, visto che gli incentivi non sono condizionati né all’età né a condizioni di svantaggio. Se così non fosse, gli incentivi probabilmente non avrebbero lo stesso successo che paiono dimostrare sinora. Insomma, l’aumento della stabilità per un certo gruppo demografico potrebbe essere il massimo del risultato, che potrebbe contribuire a creare nuova domanda interna, ma difficilmente invertire le sorti dell’occupazione giovanile. Eppure, visto il ruolo nel disegno del Governo, sarebbe difficile rinunciarvi per gli anni a seguire.