Qualche settimana prima della strage, la madre del killer di El Paso chiamò la polizia di Allen, la cittadina dove abitavano in Texas, perché preoccupata del fatto che il figlio, appena 21enne, possedesse un fucile d'assalto AK 47. Lo hanno reso noto i legali della famiglia alla Cnn. La madre era preoccupata per via della giovane età del ragazzo, il suo livello di maturità e la mancanza di esperienza nel saper gestire un'arma di quella portata. Ma si sentì rispondere che suo figlio aveva il diritto legale di possedere l'arma. Non è chiaro se l'arma di cui la donna parlasse sia la stessa utilizzata nella strage.

Sabato scorso il suprematista bianco intriso di odio razzista, Patrick Crusius, 21 anni appena, ha aperto il fuoco all'interno del Walmart uccidendo 22 persone e ferendone più di una ventina. È stato accusato di strage ed è detenuto in isolamento presso il carcere di El Paso. Il procuratore distrettuale, Jaime Esparza, ha già annunciato che chiederà la pena di morte per il giovane che finora non ha mostrato pentimento. 

Il Messico: “No alla supremazia bianca, gli Usa collaborino”
Sull'onda della strage di El Paso, il Messico ha inviato una nota diplomatica agli Stati Uniti per esprimere la sua ferma condanna del «discorso di odio» e del concetto di «supremazia bianca». Tra le vittime di Crusius ci sono otto messicani, adesso il Messico chiede agli Usa una migliore condivisione delle informazioni sugli «individui» o le «potenziali organizzazioni che sostengono la supremazia bianca e che potrebbero mettere in pericolo» i cittadini messicani. «Il discorso dell'odio non ha posto nelle nostre società, il concetto di supremazia bianca va contro una convivenza pacifica. Queste idee portano solo a una deriva pericolosa e alla violenza».