L’ultima campagna elettorale americana è stata la più costosa nella storia della politica. E si è svolta subito dopo la grave crisi economica che ha colpito il mondo intero. Questo paradosso sta alla base del libro “La lezione di Obama. Come vincere le elezioni nell’era della politica 2.0” di Stefano Lucchini e Raffaello Matarazzo (Baldini&Castoldi, 14,90 €). Perché - nonostante la crisi economica - si è deciso di spendere così tanto nello sviluppo e nell’analisi delle informazioni sugli elettori americani? È stato tempo (e denaro) sprecato o, invece, si è arrivati a delle scoperte importanti?

L’analisi dei principali finanziatori delle diverse campagne elettorali di Romney e Obama - secondo gli autori - pone una questione non solo economica, ma di contenuto: il candidato repubblicano aveva dalle sue le banche d’affari (in ordine, Goldman Sachs, Bank of America, Morgan Stanley, …), mentre Obama poteva contare sull’appoggio dei colossi del mondo digitale (tra gli altri, Microsoft Corp, Google Inc e la University of California). Come una campagna elettorale può allora coinvolgere davvero tutti? Come può dire qualcosa ad ognuno? In poche parole, spiegano gli autori, «come cambia la partecipazione politica»?

La copertina del libro

L’attenzione della campagna elettorale di Obama verso le nuove tecnologie ha portato il suo team non solo ad avere un quadro generale delle impressioni, sensazioni e decisioni degli americani, ma anche a conoscere «ciò che si muove nella pancia profonda degli Stati Uniti...Per circa due anni, nella sede del comitato Obama di Chicago, più di cento tra matematici, statistici, blogger ed internauti hanno messo a punto un database che consentisse di condividere informazioni per creare messaggi il più personalizzati e motivanti possibile... Tutte le iniziative organizzate dai volontari sul territorio sono state mirate anche a raccogliere e inserire nel database profili Facebook, per poterne così capire anche tutte le informazioni». 

In questo modo, la partecipazione politica assume dei caratteri inediti e pone una nuova sfida: fino a che punto è lecito da parte del sistema politico arrivare a conoscere tutti i dati dei cittadini? In altre parole: quando si passa dal facilitare la partecipazione alla manipolazione della democrazia?

La questione è aperta e dibattuta già da tempo, e sicuramente sarà alla base delle prossime elezioni del 2016 delle quali gli autori de “La lezione di Obama” tentano di descriverne la corsa già in atto. In ogni caso, secondo Lucchini e Matarazzo, l’elaborazione di spot mirati quasi a livello personale (si parla di microtargeting) potrebbe diventare un elemento importante anche nelle prossime elezioni italiane, rivoluzionando anche nel nostro Paese il modo di organizzare una campagna elettorale.

Se però si parla della “lezione di Obama” bisogna riconoscere al presidente degli Stati Uniti alcuni meriti (e, soprattutto, tentare di comprenderli a fondo). Spiega il direttore de la Stampa Mario Calabresi nella prefazione al volume: «Questo libro è una miniera di dati che permettono di capire a fondo cosa sono oggi gli Stati Uniti d’America, di scoprire come ormai le tecnologie e i social network abbiano scavato una vera e propria frattura generazionale nella società e di come i cambiamenti demografici e i flussi migratori siano colonne portanti di una strategia politica vincente...Siamo nel secolo delle tecnologie ma insieme delle narrative, delle storie forti e simboliche capaci di accendere il motore degli individui e delle comunità. L’uomo è ancora al centro».