Maggiore dell’Esercito Russo, Yelena Isinbayeva, due medaglie d’oro olimpiche e una di bronzo nel salto con l’asta, prima donna oltre i 5 metri, si comporta con la disciplina che il presidente Putin, ex tenente colonnello dello spionaggio sovietico Kgb, pretende dai suoi ufficiali. Davanti a giornalisti di tutto il mondo al Villaggio Olimpico Rio 2016, sala stampa che si chiama Samba ma ha temperatura siberiana, la Isinbayeva, parla e no del suo ritiro dallo sport, «Oggi è sì, ma sono Gemelli, non si sa mai con noi, magari ci ripenso a Tokyo 2020» e del suo nuovo ruolo di membro della Commissioni Atleti al Comitato Olimpico Internazionale. 

 

Quando la Wada, agenzia antidoping, rilascia in luglio il rapporto McLaren contro il doping di stato del Cremlino https://goo.gl/Gk9YhP la Russia rischia di restare fuori dai Giochi. Il capo del Cio, Thomas Bach, – «lo ringrazio, è stato saggio in una difficile situazione» dice compunta il maggiore Isinbayeva - se la cava con una battuta, «mica posso combattere Putin…», e perfetta ipocrisia istituzionale, «decideranno le Federazioni». Così nuotatrici dopate come la Efimova vincono medaglie, l’Iaaf, potente federazione atletica, lascia a casa i russi che hanno assunto droghe, sciolte nel vermouth Martini per le donne, nel whisky Chivas 12 anni per gli uomini.  

 

Il suggeritore  

Nessuno chiede al maggiore Isinbayeva se le piace il Martini, e lei precisa «ho fatto da poco tre test antidoping, due urine, uno del sangue, sono pulita». Ex ginnasta bambina che, cresciuta 1 metro e 74, deve lasciare la palestra per l’asta, Isinbayeva è da molti considerata «pulita», ma a Rio eccede nella difesa d’ufficio del doping, «qualche nostro atleta ha sbagliato, ma dove sono i fatti della Wada?» ignorando le confessioni dal capo dei laboratori di Mosca Rodchenkov («mai visto») e dei coniugi Stepanov, base della requisitoria del rispettato giurista canadese Richard McLaren. Davanti alle domande difficili «Putin che ruolo ha?», «Come se la cava in politica?», la neo dirigente Cio si china verso il funzionario che il Cremlino le affianca sul podio, e, sottovoce in russo, le suggerisce le risposte «giuste». Occhi ridenti, unghie smaltate con i colori della bandiera, giusto lei che aveva appoggiato le leggi antigay russe contestando l’atleta Usa Tregaro che si tinse, in solidarietà con gli omosessuali, le unghie di arcobaleno, Yelena prova a non contraddirsi. Arrivata in Brasile disse corrucciata «Non perdonerò mai chi mi ha impedito di gareggiare». Entrata nel Cio deve usare prudenza e sceglie dunque la mistica «Perdono tutti, Dio sarà il loro giudice, Dio e la loro coscienza», poi il sangue paterno dell’antica tribù musulmana dei Tabasaran, Caucaso settentrionale, gente a lungo ribelle a Zar e Stalin, riaffiora «Nessuno dall’atletica mi ha fatto i complimenti dopo la nomina, sono offesa. Sanno che chiunque vinca l’oro nel salto con l’asta avrà solo mezza medaglia in mano. Non guardo la finale, vado a tifare per qualcuno dei nostri guerrieri russi in gara».  

 

Il tifo di Putin  

L’ultimo oro di Yelena risale a Pechino 2008, a Londra bronzo, poi maternità e lunga assenza dalle piste. Ma Yelena, maggiore e dirigente Cio, sa stare al mondo e glissa «Meglio resti un segreto» quando le chiedono di eventuali colloqui con Putin. Il sito Pravda.ru esulta subito «È Putin il primo tifoso di Yelena, nessuno lo supera… sono stati i Farisei dello Sport, guidati dall’inglese Lord Coe e dalla Chiesa Inglese, a crocifiggerla, eppure lei sa perdonare, da vera cristiana, Padre perdona loro non sanno quel che fanno». 

 

Bruna, elegante, occhi intensi, la Isinbayeva debutta nel suo nuovo ruolo di commissaria russa al Cio con la stessa flessuosa perfezione del suo record mondiale, 5 metri e 06, imbattuto dal 28 agosto 2009. Non sbaglia una parola, Putin&Bach saranno lieti della loro pupilla. Quando però un anziano cronista le chiede, bonario, se qualcosa le mancherà delle gare, ecco il maggiore, per un attimo, solo un attimo, dimenticarsi di bugie, stress, consigli sussurrati dal suo vicino, risposte memorizzate a tavolino, e tornare la bambina troppo alta per la ginnastica che va a saltare con l’asta, sport a lungo vietato alle donne, «Mi resta il vostro cuore, il cuore dei tifosi, stare nel vostro cuore…», con nella voce un nota più alta, di ansia, come temendo che i troppi «suggerimenti» che le toccherà mandare a memoria la possano sfrattare, dopo la finale, anche dal cuore di chi la ama. 

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