L’ultima domanda di politica internazionale posta da Judy Dempsey a vari esperti nella rubrica di Carnegie Europe "Judy asks" è: "Il TTIP andrà in porto?".

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La risposta di Gianni Riotta:

Il 24 aprile ad Hannover, il presidente statunitense Barack Obama ha detto “Il tempo non è dalla nostra parte”, e aveva ragione: il TTIP (il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti), discusso in questi giorni, è molto impopolare fra gli elettori di entrambe le sponde dell’Atlantico e rischia una lunga permanenza nel freezer della politica. Fonti diplomatiche statunitensi ed europee confermano privatamento ciò che ha ufficialmente affermato il presidente: “Se non completiamo le negoziazioni quest’anno, allora le prossime transizioni politiche, europee e statunitensi, significheranno che questo accordo non sarà pronto per un lungo tempo.” Quindi la via migliore è affrettarsi a mettere insieme un testo, sperando che il prossimo presidente statunitense abbia il coraggio di firmarlo. Mentre gli osservatori aspettano e stanno a guardare, è importante riflettere sul perché la privacy, i dati, i seeds Monsanto e le bistecche geneticamente modificate dividono Europa e Stati Uniti così violentemente in una specie di guerra fredda dei consumatori che infuria online e nelle strade. Il TTIP dovrà colmare l’oceano che molti stanno provando ad inquinare o ad allargare.


Altri punti di vista:

Timothy Adamson - Research specialist at the American Chamber of Commerce to the EU

Si, perché questa è una opportunità troppo grande per farsela scappare.

I guadagni economici del TTIP sono rilevanti: tariffe più basse, più scelta per il consumatore ed una maggiore competitività per le aziende grandi e piccole. Ma il TTIP è anche migliorare le relazioni transatlantiche, la più importante e prosperosa partnership del mondo. L’accordo potrebbe avvicinare Europa e Stati Uniti e permettere loro di creare standard commerciali per il futuro - regole basate su mercati equi, aperti e sostenibili e che promuovono prosperità e parità nel mondo.

Considerate le sfide poste dalla globalizzazione e dalla crescita dei mercati emergenti, c’è una piccola finestra di opportunità. I leader europei e statunitensi lo capiscono, visto che entrambe le parti continuano a parteggiare per il TTIP, nonostante l’opposizione di alcune parti della società civile.

Le due parti hanno posto l’ambizioso obiettivo di terminare le trattative nel 2016. Ciò che è critico è che nel cercare di raggiungere questo obbiettivo, entrambe le parti mantengono un approccio globale. Infine, la sostanza di qualunque accordo è più importante del tempismo. Se ci dovesse essere bisogno di più tempo per assicurarsi l’accordo giusto, così sia. In ogni caso, nessuna delle due parti approverà un accordo che non incontri le più alte aspettative dei cittadini.

 

Krzysztof Bledowski - Director of economic studies at the Manufacturers Alliance for Productivity and Innovation

Si, il TTIP andrà in porto, anche se la sua firma probabilmente avverrà dopo la fine del mandato presidenziale di Barack Obama, che terminerà nel gennaio 2017.

Questo accordo gode del supporto quasi universale delle classi dirigenti da una parte all’altra dell’Atlantico e, in modo decisivo, anche il suo tempismo è giusto. La creazione di nuovi posti di lavoro, nuovi commerci e nuovi investimenti conseguenti la nascita dell’accordo arriverebbe al momento giusto, in tempi di immobilità secolare. Gli europei (e anche alcuni statunitensi) che si preoccupano dello sfaldarsi del tessuto che ha tenuto congiunti i due continenti per cinque secoli, non troveranno, a breve, un mezzo migliore per ripararlo. Questo legame sarà strategicamente complementare alla più esile alleanza militare. Il TTIP ha un importante valore strategico di fronte al resto del mondo per creare alti standard nelle norme, nella protezione del consumatore e nella risoluzione delle dispute commerciali.

Se tutto quanto è così chiaro, dove sta il problema?

Sta in una costellazione di forze politiche che si trovano all’orizzonte. I leader odierni, in Europa, alla Casa Bianca ed al congresso statunitense capiscono l’importanza di arrivare ad una intesa. Nonostante ciò i governi di ambe le parti dell’Atlantico sono sotto pressione a causa delle onde populiste di dissenso. Queste contestazioni renderanno le trattative più ardue ma non le faranno deragliare. Per la maggioranza degli americani e degli europei il trattato spunta tutte le giuste caselle.

Sotto il velo del dubbio sta la consapevolezza che il TTIP è l’accordo migliore fra tutte le alternative possibili.

 

Reinhard Bütikofer - Co-chair of the European Green Party and member of the European Parliament Delegation for Relations With the United States

È difficile immaginare un sostegno di maggior livello per la finalizzazione del TTIP entro la fine del 2016 di quello offerto ad Hannover il 24 aprile dal presidente statunitense Barack Obama, dalla cancelliera Angela Merkel, e della business community transatlantica. Comunque, le probabilità che l’accordo possa sopravvivere allo scrutinio a dicembre 2016 o a gennaio 2017 non sono migliorate, e il successo è stimato meno del cinquanta percento. Questo perché le regole del gioco sono cambiate.

Mentre entrambe le parti esprimono la volontà di velocizzare, in realtà diversi accordi sarebbero accettabili da parte del pubblico negli Stati Uniti e in Europa. E il pubblico, sempre più scettico riguardo il trattato su entrambe le sponde dell’Atlantico, è ora un nuovo potente giocatore che non può essere ignorato senza rischiare un fallimento totale. Il TTIP è stato per ora negoziato dalle elite commerciali, come se fosse un altro accordo per il libero scambio. Ma non lo è. Nell’ambiente politico odierno, unire le esistenti divisioni richiede più tempo, trasparenza e volontà che ascoltare le critiche. Il TTIP non è ancora maturo.

Sembra che Obama e la Merkel diano per scontato di poter velocizzare la firma dell’accordo prima che lo scetticismo prevalga. Ma forzando i tempi, stimoleranno l’opposizione. Il costo politico sarebbe allora straordinariamente alto.

 

Uri Dadush - Senior associate at the Carnegie Endowment for International Peace

Mi aspetto che il TTIP venga un giorno concluso ma dubito che possa essere un accordo rilevante. Rimangono grandi divergenze e forzarle, come stanno provando a fare Obama e la Merkel, destina qualsiasi accordo ad essere superficiale. Non c’è una forza inarrestabile che traina il TTIP; è il caso di un oggetto fisso di fronte ad un altro.

La conclusione del TTP (Trans-Pacific-Partnership) fra dodici paesi del Pacifico ha incoraggiato i negoziatori del TTIP. Eppure, riguardo il TTP, gli Stati Uniti hanno fatto solo minime concessioni. Ciò nonostante, l’opposizione al TTP nel congresso statunitense e tra i candidati alla presidenza è, oggi, straordinariamente diffusa.

L’agenda dei negoziati del TTIP non è meno insidiosa: tariffe agricole, indicazioni geografiche, OGM, appalti governativi a livelli statali e locali, standard unici sulle automobili, norme sulla sicurezza del cibo e risoluzione delle controversie tra investitori e Stato (ISDS) sono alcune delle questioni politiche più difficili da gestire.

Comunque, se dovesse essere possibile fare progressi anche solo su alcuni di questi problemi, ne sarà valso lo sforzo.

 

Shawn Donnan - World trade editor at the Financial Times

Ci sono 1.1 bilioni di ragioni sul perché l’Unione Europea e gli Stati Uniti dovrebbero negoziare un accordo commerciale. Queste costituiscono la portata, in dollari, di tutti i commerci di beni e servizi attraverso l’Atlantico nel 2015. Ma è difficile pensare che il discusso TTIP possa venir firmato in tempi brevi.

Il 24 aprile, il presidente statunitense Barack Obama e la cancelliera tedesca Angela Merkel, hanno spinto affinché le trattative vengano concluse entro la fine del 2016. Dopo tre anni di trattative, gli addetti dicono di star facendo progressi e, il 29 aprile a New York, alla fine del tredicesimo giro di negoziazioni formali, diranno nuovamente lo stesso.

C’è una lunga lista di intoppi e rischi. Eppure il problema reale è che la politica e i calendari politici cospirano contro il TTIP. L’opposizione in nazioni come l’Austria e la Germania sta crescendo. In privato, gli ufficiali francesi dicono ai loro corrispondenti europei o statunitensi che temono la conclusione del TTIP prima delle elezioni del 2017. Nel frattempo negli Stati Uniti, le politiche commerciali stanno apparendo tossiche dopo le primarie presidenziali caratterizzate dal forte isolazionismo del repubblicano Donald Trump o del democratico Bernie Sanders.

Il TTIP potrebbe avere un senso strategico ed economico per ambe le parti. Ma, al momento, pare voler dire poco.

 

Rem Korteweg - Senior research fellow at the Centre for European Reform

Speriamo che sia così. Il TTIP creerebbe benefici economici e strategici sia per gli Stati Uniti che per l’Europa. Un accordo potrebbe: dare una spinta sia all’economia europea che a quella statunitense, consentire all’occidente di impostare norme e standard globali sui commerci e di far avanzare l’agenda internazionale dei commerci fondati su regole.

L’accordo rinforzerebbe i legami transatlantici in un momento nel quale gli Stati Uniti sono focalizzati sull’Asia, l’Europa è occupata da problemi interni e altre potenze attendono di poter beneficiare di un occidente diviso.

Ma un accordo ancora non è stato trovato e ci sono tre modi in cui esso potrebbe fallire. Primo, i negoziati potrebbero collassare in seguito a dissapori sulla sostanza, per esempio sulla protezione degli investimenti o sugli appalti pubblici. Secondo, le trattative potrebbero trascinarsi indefinitamente e l’impeto diminuire, una possibilità reale viste le prossime elezioni statunitensi, tedesche e francesi. E terzo, anche se raggiunto un accordo, esso potrebbe naufragare nella fase di ratifica. Tutti gli stati membri dell’Unione Europea, il parlamento europeo ed il congresso statunitense probabilmente dovranno ratificare l’accordo. Un singolo no di un parlamento, o un rifiuto in un referendum, sono abbastanza per silurarlo. Questo non è da escludersi, in mezzo al crescente euroscetticismo e all’antiamericanismo. Per questo il presidente statunitense Obama ha spinto per avere un accordo il prima possibile. Ma se forzato, il TTIP, potrebbe non andare in porto; i politici canterebbero vittoria, ma molti dei suoi vantaggi rimarrebbero fuori portata.

Pertanto il compromesso sembra essere tra nessun accordo, un accordo rinviato e un accordo forzato. Meglio nessuno.

 

Stefan Mair - Member of the executive board of the Federation of German Industries

Sono sicuro che il TTIP andrà in porto, perché è fondamentale nell’economia e negli interessi strategici sia dell’Europa che degli Stati Uniti. La globalizzazione è un fatto, l’Europa dovrebbe essere in prima linea quando si parla di sviluppare norme globali. Un insuccesso nella conclusione o nella ratifica del TTIP non solo costituirebbe una mancata opportunità di creare lavori o di aumentare la competitività. Minerebbe l’abilita europea nel plasmare politiche commerciali internazionali e un regolamento per la globalizzazione.

Affinché il TTIP sia un successo, devono accadere almeno quattro cose. Primo, l’accordo deve essere davvero ambizioso. Secondo, i negoziati devono mostrare progressi a breve. Terzo, i negoziatori devo realizzare le promesse per sostenere e rinforzare standard e norme giuridiche. Quarto, più stakeholders, inclusi leader del mondo degli affari, di quello accademico e politico, dovrebbero impegnarsi e favorire un accordo moderno e bilanciato.

Il TTIP andrà in porto, tuttavia c’è ancora lavoro da fare.

 

Marietje Schaake - Vice chair of the European Parliament Delegation for Relations With the United States and member of the European Parliament Committee on International Trade

Che cittadini e legislatori supportino il prodotto finale del TTIP, dipende dai risultati tangibili ottenuti. Solo un accordo equilibrato e vasto, che porti reali benefici ad ambe le parti, otterrà l’appoggio del Parlamento Europeo.

Le questioni chiave stanno venendo affrontate con successo. Ci sono impegni che dicono che gli standard non verranno abbassati, i servizi pubblici esclusi e la protezione degli investimenti modernizzata. Mentre questi sono passi avanti, rimangono alcuni intoppi importanti, ne sono esempi gli appalti pubblici, i diritti di proprietà intellettuale e l’energia. Anche se può sembrare allettante evitare di dibattere questi temi, solo un TTIP ambizioso e onnicomprensivo potrà rinforzare il sistema regolamentario e la posizione globale dell’Europa.

La sostanza dovrebbe prevalere sulla velocità.

Un fallimento nel portare a termine i negoziati sarebbe un brutto segnale per il resto del mondo. Se i due più forti alleati e partner commerciali non possono modernizzare le norme sui loro commerci e investimenti, chi può?

In alcuni commenti recenti, il presidente Obama e i leader europei hanno rinnovato il loro impegno nel creare un buon TTIP. Con queste premesse, e se i governi europei vincono la timidezza e coinvolgono attivamente le popolazioni, i mesi finali dell’amministrazione Obama possono creare un nuovo slancio. Ciò che è certo è che senza un maggior impegno da parte degli stakeholders, è difficile immaginare che un buon TTIP possa vedere la luce del sole. Questo è il momento per evitarlo.

 

Claudia Schmucker - Head of the Globalization and World Economy Program at the German Council on Foreign Relations

Il 24 aprile ad Hannover il presidente statunitense Barack Obama ha enfatizzato che “gli Stati Uniti sono preparati a fare ogni sforzo necessario per raggiungere quest’anno un accordo ambizioso, onnicomprensivo e con standard elevati”. Stati Uniti ed Europa vogliono mandare in porto il TTIP entro dicembre 2016, quando Obama sarà ancora in carica. Sarà fattibile?

I negoziati per il TTIP vanno avanti da ormai tre anni con risultati altalenanti. Per adesso le parti hanno esplorato i rispettivi obiettivi e si stanno ora scambiando le offerte. La meta è avere un testo finito per l’estate, per poi poter risolvere i problemi politici entro la fine dell’anno. Le aree più controverse sono la liberalizzazione del mercato statunitense degli appalti pubblici, la proposta europea per una corte permanente per gli investimenti che rimpiazzi l’ISDS e la protezione delle indicazioni geografiche.

Entrambe le parti sono lontane da un possibile compromesso e un TTIP ‘alleggerito’ non pare possibile. L’Unione Europea e gli Stati Uniti vogliono un accordo, ma non a qualunque costo. Il ministro per gli affari economici tedesco Sigmar Gabriel ha enfatizzato che “se gli americani si fossilizzano su questa posizione [di non voler aprire le offerte pubbliche alle aziende europee], non abbiamo bisogno di un accordo per il libero commercio. Quindi il TTIP non andrà in porto.” Ma è improbabile che sia l’Unione Europea che gli Stati Uniti lascino che questo accada. Il costo politico sarebbe troppo alto. Di conseguenza l’esito più probabile è un accordo, alla fine del 2016, con un quadro normativo che getti le basi per ulteriori negoziazioni.

 

Ashley J. Tellis - Senior associate at the Carnegie Endowment for International Peace

Il presidente statunitense Barack Obama vuole concludere il TTIP, attualmente in corso di negoziazione tra Stati Uniti ed Europa, prima della fine del suo mandato in gennaio 2017. Probabilmente ci riuscirà, dato che l’accordo è buono e equilibrato per entrambe le parti. A livello nazionale, promette una elevata crescita del PIL, redditi aumentati e minori prezzi per i consumatori. Inoltre, il TTIP vincolerebbe le due maggiori concentrazioni nel mondo di potere economico, imposterebbe norme innovative per il commercio internazionale e aumenterebbe i guadagni degli scambi, aiutando a compensare le perdite derivanti dalla nuova ascesa cinese nell’economia globale.

Nonostante questi benefici, il TTIP è controverso in ambe le parti dell’Atlantico. La discussione ha origine principalmente dal sospetto diffuso che la globalizzazione non abbia ricompensato tutti. Qualunque siano i vantaggi macroeconomici per ogni stato, i turbamenti interni che essa porta - come la perdita di posti di lavoro in alcuni settori economici, l’impoverimento degli standard unici nazionali e i probabili cambiamenti salariali in una data società - sono spesso percepiti come non sufficienti.

Malgrado questi rischi, i cittadini statunitensi ed europei dovrebbero avere fiducia nell’accordo dato che avverrà solo se rappresenta un miglioramento dell’attuale transatlantic trade. Dato che entrambe le parti credono nel TTIP, probabilmente esso andrà in porto nel 2016.