Chi ricorda la Elmore Tonneau, sofisticata automobile primi Novecento, motore a due tempi, quattro passeggeri, tre marce, velocità incerta che però, secondo il manifesto pubblicitario, «Vi farà scalare ogni collina»? Nessuno, eppure Elmore era un gioiello della meccanica americana quando di auto ne giravano solo 8000, al punto che William Durant, fondatore della General Motors, ne acquista il marchio, allineandolo a Flint, in Michigan, con gli altri della gloriosa casa, Chevrolet, Buick, Oldsmobile, Cadillac, Oakland.
Che tempi quelli, lungo le rive del fiume Flint che gli indiani Ojibwe chiamavano «Biiwaanagoonh-ziibi», acque ricche di selci, 126 chilometri spumeggianti fino ad affluire nel fiume Shiawassee ed insieme sfociare nel Lago Huron, correnti così limpide che gli indigeni, sempre poetici, definiscono appunto Shiawassee, «acque frizzanti».
Fino al Novecento, le 36 segherie di Flint riforniscono di legno l’America, poi alberi da abbattere non ce ne sono più e arrivano gli agricoltori, campi di fagioli e barbabietole da zucchero. Quindi tocca all’automobile nutrire Flint. L’autostrada 23 - annota lo studioso Michael Barone - porta il carbone dal Kentucky alle fabbriche e, con il combustibile, arrivano gli ex minatori, guadagnano di più e non rischiano la vita sottoterra alla linea di montaggio creata da Taylor. Il cantante folk Dwight Yoakum ne canta l’epopea in una popolare ballata «Si imparava a leggere e a scrivere sull’Autostrada 23, andando a cercar lavoro…». Non sempre è facile, quando GM vuol trasferirsi al Sud, per salari e costi minori, Flint scende in sciopero generale e nella battaglia del 1937 fa firmare uno storico contratto al sindacato United Auto Workers. Si fatica, si lavora, ma i salari son buoni, i figli vanno a scuola, i pensionati raccontano delle ultime trote del Flint.Il sogno finisce con la crisi del 1970, le fabbriche chiudono, il fiume delle acque frizzanti ingiallisce, cimitero di auto, frigoriferi, lavatrici, un ricordo del tempo perduto e delle troppe scorie velenose che la riforma del Clean Air Act non riesce a smaltire. GM aveva a Flint 70.000 dei suoi 430.000 operai, presto chiudono 13 fabbriche su 15 e la città diventa famosa solo perché un ragazzo nato sul fiume nel 1954, Michael Moore, le dedica un documentario dolente, «Roger and me», narrandone il declino. La rivista Forbes è spietata «Flint è la città che muore più in fretta negli Usa». Al censimento 2010, il 40% degli abitanti risulta «povero».
Ora Flint torna in prima pagina, perché i flutti «frizzanti» del fiume da cui gli indiani ricavano le punte delle frecce, risultano tanto inquinati che il parroco non può usare l’acqua del rubinetto per battezzare i bambini, pena marchiare la fronte del neonato con un brutto eczema, le piante innaffiate avvizziscono subito, l’Ufficio di igiene scopre che i bambini poveri, che non bevono acqua minerale, hanno nel sangue tassi di piombo atroci, con conseguenze gravi per la salute e lo sviluppo. Se fate scorrere l’acqua nel lavello, il liquido è color ruggine, sangue, a tratti blu. Le autorità negano a lungo lo scandalo, poi Obama firma lo stato di emergenza e Flint invade le elezioni presidenziali, con il socialista Sanders a farne un caso.
È l’America che non esce dalle crisi post industriale, il ghetto dove Silicon Valley e il digitale non sanno arrivare. Per tagliare le spese il governo del Michigan aveva imposto a Flint un commissario e una giunta che, quando i bilanci non quadrano, può azzittire il consiglio comunale eletto. Così, per risparmiare meno di una decina di milioni di dollari, si decide di staccare l’acquedotto dalle fonti tradizionali e, in attesa di una nuova rete idrica in costruzione che economizzerà le spese, di approvvigionarsi dal mefitico fiume Flint. Dimenticando che il sale cosparso sulle autostrade contro il ghiaccio, affluisce al disgelo nel Flint, corrode acido i detriti abbandonati e trasforma le acque in veleno.
Il giornalista Anthony De Rosa raccoglie su twitter @antderosa le testimonianze dei cittadini poveri, ridotti ora a bere l’acqua che la Guardia Nazionale distribuisce, mentre la cantante Cher invia in dono 180.000 bottiglie e si chiedono le dimissioni del governatore repubblicano Rick Snyder, ex manager persuaso che bastasse tagliare per crescere. Purtroppo non è così, e l’America è ormai due nazioni, una cresce nel futuro, l’altra langue nel passato. Flint è democratica, il Michigan repubblicano, chi resta fuori dal miracolo economico soffre e prova a reagire. Lo stesso degrado fa votare a sinistra Sanders e a destra Trump, paradosso che gli analisti non sanno dirimere, perduti nel classico bicchier d’acqua, di quelli che a Flint possono solo sognare.