Una selezione di esperti risponde ad una nuova domanda di Judy Dempsey sulle sfide della politica estera e di sicurezza che stanno definendo il ruolo dell’Europa nel mondo.

Per leggere le opinioni degli esperti in lingua inglese, vai qui! 

L'opinione di Gianni Riotta: 

Il baccano che il bando del burkini nella Costa Azzurra francese ha scatenato è stato più patetico che assurdo. Fingere di poter sconfiggere l’autoproclamato Stato Islamico e la sfida strategica dello jihadismo svestendo le signore sulle spiagge fa apparire l’Europa come una vecchia, ridicola e petulante insegnante incapace di governare il nuovo secolo.

Certamente, gli immigrati devono fare grandi passi avanti per integrarsi nelle loro nuove società. Fingere di essere distanti e isolati in una sfera tribale è allo stesso tempo impossibile e sbagliato. L’emigrazione è una esperienza rivoluzionaria, e non c’è modo di tornare indietro, né per gli individui né per le comunità.

Gli Stati Uniti, nonostante tragedie e sofferenze, sono riusciti a integrare dozzine di migranti e di rifugiati. L’Europa ha fatto lo stesso per diverse generazioni, sia in casa che all’estero. Allora perché ora il continente è così bloccato? Perché per far integrare gli immigrati c’è bisogno di una forte identità, abbastanza solida da integrarli piuttosto che così debole da lasciarsi trasformare e arricchire dai nuovi venuti. L’identità europea oggi è fragile, nervosa, e incerta, con cambiamenti d’umore che vanno dall’arroganza severa (“No Burkini!”) agli slogan naif (“Aprite i confini, siamo tutti fratelli!”).

La debolezza dell’Europa confonde gli immigrati: devono o non devono aderire ai valori europei, e quali sono questi valori?