1945 – 2015. I testimoni del tempo, i protagonisti e gli antagonisti della Liberazione son sempre di meno. I partigiani, i fascisti di Salò, i 600.000 militari deportati in Germania, i civili al Sud, i soldati dell'esercito cobelligerante, i civili del Nord, sempre meno sono coloro che ricordano davvero. Gli altri, i giovani, i nati del dopoguerra, ricordano attraverso i racconti sentiti in famiglia, o lo studio dei libri. La trasmissione della Storia è sempre più mediata, e ogni mediazione risente della lettura che si dà dei fatti. Questo ha contribuito ad un aumento della contrapposizione ideologica attorno alla Festa della Liberazione e a ciò che rappresenta.

Nel corso delle celebrazioni che si tengono in tutta Italia per commemorare la ricorrenza, si registrano episodi di contestazione, ma la festa rimane per lo più condivisa e le principali forze politiche concordi nell’assegnare alla Resistenza un ruolo centrale nella creazione del nuovo Stato democratico.

Fu nel 1946 che venne scelto, in modo ancora provvisorio, il 25 aprile come festa nazionale e nel 1949 alla festa venne data ufficialità con apposita legge. Perché si scelse proprio il giorno del 25 aprile come festa nazionale?

La Storia si serve di date convenzionali per delimitare cronologicamente eventi o periodi storici. Alcuni momenti significativi diventano così “milestone”, pietre miliari, nella immaginaria timeline di un avvenimento che non può mai concentrarsi in un giorno solo.

Il 25 aprile è la data in cui Milano si liberò dall’occupazione tedesca. Una liberazione partecipata, resa possibile grazie alle azioni messe in atto dai partigiani e dai cittadini milanesi prima dell’arrivo dell’esercito Angloamericano.

Gli eventi di Milano segnano simbolicamente la fine del Secondo conflitto mondiale in Italia. Furono però l’epilogo di un processo iniziato sin dal luglio del 1943 con lo sbarco degli Alleati in Sicilia, acceleratosi con l’Armistizio dell’8 settembre di quell’anno e continuato con tappe significative per i restanti 21 mesi.

Quasi due anni in cui la Penisola si trovò divisa in due: un Sud sotto controllo Angloamericano e che conservava i resti del Regno d’Italia, e un Nord formalmente governato dalla Repubblica Sociale Italiana ma in realtà controllato dai tedeschi.

Mentre gli Alleati risalivano la penisola il confine tra le due parti si spostava lentamente verso Nord. Nell’aprile 1945 molte città del Settentrione si liberarono autonomamente dall’occupazione tedesca, in altre invece fu l’esercito angloamericano a porre fine agli ultimi episodi di opposizione nazifascista.

Quel 25 aprile Milano era in fermento. Le fabbriche vennero occupate per uno sciopero proclamato nel giorno precedente e scontri a fuoco si susseguivano in tutta la città. Un ruolo da protagonista venne svolto però dal Comitato di liberazione nazionale dell’Alta Italia che proclamò l’insurrezione, concentrò tutti i poteri nelle mani dei vari Cln locali, creò delle commissioni per l’amministrazione della giustizia e stabilì che gerarchi e membri del governo fascista venissero giustiziati.

I fascisti erano però ancora in città, come lo stesso Mussolini, che nel pomeriggio tentò di patteggiare una resa onorevole attraverso la mediazione del cardinale Schuster. Il tentativo dell’ex Capo del Governo non ottenne i frutti sperati, così Mussolini lasciò la città spostandosi verso Como. Milano era ormai libera, anche se gli scontri sarebbero continuati in altre zone fino ai primi giorni di maggio.

Tre giorni dopo Mussolini sarebbe stato fucilato dai partigiani comunisti di Walter Audisio a Dongo, aprendo infinite teorie di complotti. Venne individuato, con addosso abiti da soldato tedesco mentre sperava di superare il confine svizzero. Anche questo episodio ha il suo epilogo a Milano: il 29 aprile il corpo di Mussolini viene esposto, insieme a quelli di Claretta Petacci e di altri ex gerarchi giustiziati, in Piazzale Loreto. La folla si vendicò di sofferenze e oppressioni, ma un giovane partigiano come Paolo Murialdi, allora luogotenente di Italo Pietra, notò subito l'orrore della scena.

Il luogo era stato scelto perché, meno di un anno prima, 15 partigiani erano stati fucilati per rappresaglia, ed i loro corpi lasciati esposti come minaccia sulla piazza.

Il 25 aprile non è ancora come il 4 di luglio in America o il 14 di luglio in Francia davvero Festa Nazionale. Perché la nostra democrazia malgrado tutto è ancora giovane e acerba. Ragione di più perché il ricordo della libertà raggiunta diventi patrimonio di tutti.