Fino al 1976 la giornata del 4 novembre era considerata una festività a tutti gli effetti. Uno di quei giorni “rossi sul calendario” che sono divisi tra momenti di natura religiosa e feste nazionali laiche.

Secondo l’ultima denominazione, il giorno rappresenta la festa delle Forze Armate e dell’Unità nazionale, ma perché la scelta è caduta proprio sul 4 novembre?

Bisogna fare un salto indietro di novantasei anni, agli sgoccioli della I Guerra mondiale, quando nella battaglia di Vittorio Veneto l’Italia impose una dura sconfitta a ciò che restava dell’esercito austro-ungarico. Una sconfitta che portò le due nazioni verso l’armistizio, firmato il 3 novembre 1918 e entrato in vigore dal giorno successivo.

Il testo del bollettino di guerra inviato dal generale Diaz proprio in quella data, e noto perciò come “Bollettino della Vittoria”, è diventato celebre ed è inciso su molti dei monumenti sparsi per l’Italia in ricordo del conflitto. Non c’è comune italiano infatti che non abbia il suo monumento ai caduti, o almeno una iscrizione che ricordi i nomi di coloro che hanno perso la vita nel corso delle due guerre mondiali.

Il 4 novembre diventò presto il giorno della Vittoria. La guerra era finita da poco e ricordare, anzi, celebrare, era quasi un dovere per coloro che avevano vissuto quei momenti. Nel 1922 arrivò il riconoscimento ufficiale del 4 novembre come Festa nazionale, e da lì a poco il fascismo ne avrebbe fatto uno dei momenti di celebrazione del regime.

Con il passare del tempo alla giornata sono stati associati nuovi significati. Nel 1949 ad esempio, quando la nazione usciva da un’altra terribile guerra questa volta non vittoriosa, il 4 novembre assunse la connotazione di Festa dell’Unità nazionale che mantiene ancora oggi.

Nella Repubblica da poco istituita la data si affiancava a quella del 2 giugno e prevedeva parate militari, omaggi ai caduti e momenti di apertura al pubblico delle stesse caserme, quasi per avvicinare la gente ad un mondo spesso visto come chiuso e lontano.

Non mancarono negli anni le contestazioni all’evento da parte di pacifisti e di intellettuali. Soprattutto negli anni ’70, quando a causa delle politiche economiche che miravano ad aumentare i giorni di produttività, la ricorrenza fu spostata alla domenica successiva. Le contestazioni invece si inserivano in un ambito più grande, quello del dissenso verso qualsiasi forma di celebrazione della guerra e dunque del potere militare. In questo filone rientrano anche capolavori poco conosciuti del cinema e della letteratura, come il film del 1970 “Uomini contro”, di Francesco Rosi. La pellicola, richiamandosi al libro "Un anno sull’Altipiano” di Emilio Lussu, presenta una visione drammatica della vita dei soldati nelle trincee della I Guerra mondiale, uno sguardo senza retorica alle condizioni di molti italiani al fronte che subirono le conseguenze della guerra.

Da qualche anno, grazie al Presidente della Repubblica Ciampi, la giornata del 4 novembre è tornata ad essere un’occasione di memoria, ed è di nuovo inserita appieno nel calendario delle feste nazionali anche se non ha valore di festività per i lavoratori.

Il momento centrale della giornata resta la cerimonia che si tiene a Roma sull’Altare della Patria, con l’omaggio al Milite ignoto da parte delle massime autorità dello Stato. Anche questo gesto richiama simbolicamente la I Guerra mondiale. Il corpo del soldato anonimo venne recuperato infatti tra le trincee di quel conflitto e collocato nel Vittoriano nel 1921, proprio nel corso delle celebrazioni del 4 novembre.