Giorgia Meloni, candidata a Roma per Fratelli d’Italia; Beppe Sala, che corre con il Pd per sindaco a Milano; Chiara Appendino, la 5 Stelle che a Torino insegue nei sondaggi il PD, Piero Fassino e Luigi De Magistris, l’ex magistrato sindaco uscente di Napoli, monopolizzano la conversazione sui social media alla vigilia delle elezioni amministrative. Lo studio di Catchy, in esclusiva per La Stampa, lo conferma, ma ne possiamo dedurre un vantaggio anche alle urne? No, le analisi semantiche e dei flussi di dati non sono sondaggi, ci permettono di dedurre una narrativa, non un calcolo di preferenze. È vero che in molti casi, Bersani, Berlusconi e Grillo 2013, Renzi 2014, Narendra Modi India 2014, Trump Usa 2016, il numero di citazioni alto è correlato a un buon risultato elettorale, ma dare per scontato che sempre sia così è prematuro ed erroneo. 

 

Possiamo invece vedere bene come gli italiani, sulla Piazza Grande Web, stiano discutendo, con passione accanita, della posta politica in gioco, a partire dalle condivisioni di post dei rivali che, tra like e hashtag, provano a conquistare gli elettori 2016. Catchy scopre su Facebook che a Milano, Beppe Sala è, alla vigilia del voto, in vantaggio su Stefano Parisi, leader del centrodestra. Indietro il 5 Stelle Gianluca Corrado e l’esponente storico della sinistra Basilio Rizzo. 

 

 

A Roma spopola la Meloni, davanti alla grillina Virginia Raggi. Roberto Giachetti, per ora non “buca” il computer e ancor meno Alfio Marchini. La viralità di Meloni e Raggi è indiscutibile, grazie ai numerosi gruppi creati dai rispettivi militanti. Abbiamo monitorato il livello medio di like e reaction per i singoli post pubblicati tra il 18 aprile e il 29 maggio, e questo è il quadro.  

Spesso nella Prima Repubblica le “piazze piene” si accompagnavano a “urne vuote” (nel 1972 il Manifesto e il Psiup, dopo una campagna appassionata, non ottennero neppure il quorum): vedremo se la sindrome si ripete ora online. I lettori ricordino però che fin qui molte citazioni significa molti voti: si può dunque ipotizzare, se non la vittoria finale per Meloni, Raggi e Sala almeno un solido risultato. 

 

A Napoli è testa a testa FacebooK tra Gianni Lettieri del centrodestra e l’ex magistrato e sindaco De Magistris. Più definita la situazione a Torino, dove la Appendino è avanti il sindaco uscente Piero Fassino. Ma attenzione: Fassino, esperto ex ministro, sa che una campagna elettorale “militante” galvanizzerebbe elettori in sonno, mettendo a rischio la sua corsa. Una campagna meno calda, dove i torinesi scelgono senza troppi “viva e abbasso” come nel vecchio racconto dello scrittore Elio Vittorini, potrebbe invece favorirlo. Ecco perché la narrativa è cruciale nell’analisi politica via web. 5 Stelle ha una forte presenza sui social media, ogni volta che i suoi candidati postano qualcosa, accorrono in massa i militanti a mettere “Mi piace”, un po’ come i comizi dei vecchi partiti di massa, Dc e Pci, erano più affollati dei movimenti di opinione come radicali o azionisti.  

 

Per capire meglio cosa può succedere alle urne, dobbiamo allora mettere meglio a fuoco il nostro telescopio Big Data e provare a calcolare quanti “utenti unici” hanno messo un like ai post dei candidati tra il 23 e il 29 maggio? In una metafora antica dire, anziché calcolare la folla ai comizi di piazza, vedere chi, casa per casa, da solo, esprime un apprezzamento per un leader. Vediamo allora che, a Milano, Beppe Sala è davanti con il 44,8%, appena staccato c’è Parisi con il 43,5%. A Roma Meloni al 49,1%, Raggi 32,5%, Giachetti 13,4%. A Torino la Appendino stravince con il 62,2%, Fassino al 27,2 per la tattica prudente che abbiamo ricordato. A Napoli De Magistris (40,7%) batte Lettieri (30,2%) una previsione possibile. 

 

 

Se incrociamo l’engagement tra Facebook e Twitter - quanti commenti, quante condivisioni e quanti retweet hanno suscitato i contendenti a Roma, Milano, Torino e Napoli - a Roma il testa a testa è Meloni-Raggi, a Milano Sala-Parisi. A Napoli non inganni la leggera prevalenza social di Lettieri, la massa dei seguaci di De Magistris si sente forte e non ha motivo di battagliare. A Torino Appendino attacca, Fassino attende. Vedremo quale tattica pagherà. 

 

 

Dei social, Twitter è il più aristocratico, grandi masse su Facebook, più influencer e classe dirigente, professionisti della politica e comunicazione a twittare. A Roma-Twitter, così il più discusso è Marchini, seguito da Stefano Fassina, indietro Meloni e Raggi. Perché? Perché chi è staccato prova, via influencer, a scaldare la piazza, chi ha il vantaggio lo controlla. A Milano confermata la volata a due, Sala contro Parisi. Attenti ora a Torino, dove via Twitter Fassino annulla il vantaggio della sua concorrente 5 Stelle Appendino, così cospicuo su Facebook. Se il social più freddo, Twitter, paga per il sindaco del Pd, allora la sua strategia potrebbe risultare efficace, se la Appendino ribalta il tavolo come su Facebook si andrà almeno al ballottaggio. A Napoli De Magistris controlla, Lettieri prova a sondare – invano si direbbe.

 

 

Trends  

Nella campagna elettorale americana 2016, con Clinton, Sanders e Trump rimasti a contendersi la Casa Bianca, uno strumento poco appariscente, ma straordinariamente efficace di monitoraggio della rete si è rivelato Google Trends. Le curve con le ricerche sul motore Google offrono spesso una indicazione assai nitida di quel che accade e le sofisticate macchine dei candidati analizzano momento per momento le rilevazioni per trarne dati sulle curiosità e le passioni dei cittadini. Studiando passo passo le ricerche eseguite dagli italiani negli ultimi 30 giorni, a Torino c’è molta attenzione su Chiara Appendino, outsider meno conosciuta di Osvaldo Napoli e Fassino. I volumi di ricerca per la candidata 5 Stelle Raggi sono costantemente superiori agli avversari anche a Roma, dove solo da poco la Giorgia Meloni fa registrare un’impennata nelle ricerche. Come analizzare questo dato? Le ricerche si tramuteranno in voti? Il lettore segua la tecnica degli spin doctor politici, per capire bene: non è affatto scontato che una ricerca diventi un voto, ma una ricerca è segno vivo di attenzione, dove la curva si impenna un movimento o un partito sanno di avere terreno per crescere ed investire. A Milano è dunque naturale che Parisi, meno noto dell’ex commissario Expo Sala, faccia segnare un volume di ricerche più alto e con molti più picchi di quelli prodotti dalle ricerche sul rivale. Esaminando i trend delle ricerche sui candidati di Napoli, competizione più frizzante con un continuo incrocio delle linee di tutti i candidati (De Magistris, Lettieri e Valente) eccezion fatta per Taglialatela. Se conclusione si può avanzare, Napoli guarda a De Magistris ma, con curiosità valuta le possibile alternative, insoddisfatta forse di quel che ha avuto. 

 

Torino  

 

 

Roma

 

 

Milano

 

 

Napoli

 

 

Chi ha votato cosa e dove alle ultime elezioni?  

Nelle mappe interattive qui sotto, possiamo vedere come si è votato durante l’ultima tornata elettorale a Roma, Milano, Torino e Napoli. Spostando il puntatore sopra la mappa automaticamente si potranno vedere tutti i dati, quartiere per quartiere, su votanti e votati.  

 

Roma

 

Milano

 

Torino

 

Napoli