L’anno che si apre sarà colmo di imprevisti e sorprese, ma obbedirà ai trend. Ecco i principali. 

1) Golia è tornato. Dalla fine della Guerra Fredda il mondo si era illuso che la diplomazia potesse prevalere sui massacri. Il 2014 osserverà il centenario della I Guerra Mondiale e la forza bruta torna a pesare. Putin ha risolto la crisi siriana a vantaggio del suo cliente Assad, marginalizzando il Nobel Obama e schermandosi dietro la buona volontà di Papa Francesco. L’Europa, che da due generazioni non ascolta il monito di Churchill e non si dota di una comune difesa Ue, stenterà a pesare nei conflitti vicini e lontani. La tensione in corso tra Cina, Giappone, Usa e altre nazioni asiatiche sulle strategiche isole Senkaku-Diaoyu conferma nel 2014 l’antica forza della guerra. «Non si prende per il bavero una superpotenza» confessa il presidente delle Filippine. Lo sa anche l’India, in un suo anno elettorale. Non cede sui nostri marò, ma si scontra con gli Usa che le arrestano una diplomatica per falso.  

2) Addio ceto medio. La tecnologia elimina lavori per il ceto medio, in ufficio, in fabbrica. Chi ha i saperi del nuovo mondo, imprenditori, tecnici, start up, professionisti si vedrà ben retribuito, chi non li possiede, soprattutto nell’Europa del Sud che langue nell’innovazione, perderà salario e status. Guardate negli Usa la riforma sanitaria di Obama. I benestanti la ignorano, usando previdenze private. I poveri guadagnano accesso migliore alla medicina. Il ceto medio vede invece alzare il costo della previdenza e non gode dei sussidi per i poveri. La scomparsa della media borghesia avrà un formidabile ricasco politico, alimentando a destra e sinistra risentimento e populismo, da Tea Party, a Occupy Wall Street, Le Pen, antieuro inglesi, Grillo. Un terzo del nuovo Parlamento Europeo sarà populista: la causa non è l’eccesso di potere dell’UE, ma la sindrome del ceto medio. Le democrazie devono riequilibrare le economie o pagheranno alti prezzi sociali. 

3) I Big Data hanno un volto umano. Il sito BigDataAnalyticsNews ha scherzosamente pubblicato un saggio che spiega come Babbo Natale dovrebbe usare dei Big Data per migliorare la distribuzione dei regali ai bambini dal Polo Nord. È vero, ogni nostro gesto ormai, dal lavoro alla vita personale, si lascia dietro una scia di dati, e le aziende e le istituzioni che meglio li analizzeranno acquisteranno un vantaggio strategico. Ma avere accesso a una montagna di dati è come portarsi a casa la vecchia Enciclopedia Britannica, poi serve consultarla, studiarla, leggerla. Il mestiere di analista Dati sarà ben remunerato e da inventare. Ma dall’intelligenza con cui sapremo leggere la mano del futuro digitale dei dati dipende tanta ricchezza. 

4) Le due Afriche. L’Africa cresce. Secondo la Banca Mondiale alla fine del XX secolo il 58% degli africani viveva con un euro al giorno. Oggi sono il 48% grazie alla crescita di tanti paesi. L’aumento della popolazione però illustra un paradosso africano, nel 1999 i poveri erano 376 milioni, oggi 413 milioni. Il continente si arricchisce, ma non abbastanza e non abbastanza in fretta. Affidarsi solo alle risorse naturali non basta, paesi ricchi di minerali come Nigeria e Angola crescono meno di altri che ne sono privi. Cablare il continente, fermare il land grabbing che riapre i latifondi, educare le nuove generazioni sono premesse di sviluppo. La Cina è presente, l’Europa potrebbe fare molto con le sue scuole, ma avvilisce invece l’agricoltura africana con gli anacronistici sussidi alla pingue agricoltura Ue. 

5) La crisi? Finirà! Ma solo perché anche i paesi più lenti a capirlo (gli Usa son cresciuti di oltre il 4% nell’ultimo trimestre) comprenderanno che non di crisi si tratta ma di “new normal”, nuova stagione della nostra economia alla quale serve adattarsi, senza sperare di tornare ai giorni dolci del boom. L’Italia ha il dato economico peggiore tra i vecchi paesi G 7 dal 2000 a oggi perché la classe dirigente, politica, economia, media, rifiuta cocciutamente questa realtà. 

6) Dacci oggi il nuovo quotidiano. Snapchat, il nuovo social media che collega i ragazzi, cancella i messaggi dopo poco tempo. Facebook, fino a ieri per i guru digitali il social media dei “giovani”, vede la maggior presenza di over 50 ed è disertato dai teen agers. DeviantArt, social di arti visive lanciato nel 2000, ha gli utenti più giovani. Seguite come Square, secondo le analisi di Ford, aiuta i piccoli commercianti, e non cadete nella sindrome FOMO (paura di essere tagliati fuori dal web): predica il guru Sreenivasan “Usiamo solo i media che ci servono”. 

7) Che ore sono? Persino rispondere a questa domanda potrà essere complesso sul web. La studiosa Farida Vis ha incluso “la diffusione di notizie false online” tra i dieci trend più pericolosi del 2014. Gli stati accumulano informazioni, attivisti e giornalisti come Snowden e Greenwald li sottraggono e diffondono, e ora lo stesso Greenwald ammette in un tweet di non sapere quanti “documenti” l’ex agente Nsa abbia sottratto. I giornali soffrono la mancanza di un nuovo business model, la vecchia tv se la cava appoggiandosi al web, da twitter a YouTube. Ma chi diffonde, e come si produrrà, informazione di qualità, credibile, equilibrata? 

8) La Parola e il Silenzio. La futurologa Sheryl Connelly spiega bene che il “multitasking”, la fola di potere fare tante cose insieme, parlare alla fidanzata lavorando, twittare guidando, chattare studiando, ha confuso tempo di lavoro e privato, mettendoci a mollo in una zuppa temporale improduttiva e priva di gioia. Stay on message, imparare a fare una cosa, bene, per volta sarà riscoperta del 2014. Testimonial del trend Papa Francesco, semplice e formidabile nella sua concentrazione. 

9) Nostalgia. La fine del boom economico, la disuguaglianza, la vita precaria porterà all’illudersi che il passato fosse migliore, con show tv come Madmen, mode come le cravatte strette o gli occhiali Ray Ban da Buddy Holly, motociclette Enfield e Vespa 300. Il passato aveva guai terribili, noi rimpiangeremo il sogno, mica la realtà. 

10) Gol. Infine il pianeta si fermerà per il Campionato del mondo di calcio. Si gioca in Brasile come nel 1950. Allora i generali pronunciarono i discorsi di vittoria per la Seleção ancora prima della decisiva partita con la albiceleste dell’Uruguay. Il grande Schiaffino decise altrimenti e fece piangere un popolo. E stavolta? Non cercate trend nel calcio: per fortuna, li confuta sempre.