Siete preoccupati del futuro? Non siete soli, c’è ansia alla Casa Bianca e al Cremlino, negli uffici delle grandi multinazionali, nei tinelli del ceto medio e nelle favelas povere. Per capire cosa sta succedendo, in preparazione del World Economic Forum che ogni anno a Davos riunisce la classe dirigente mondiale, si sono raccolti ad Abu Dhabi i Global Agenda Council, gruppi di studio che analizzano il presente per intravedere gli sviluppi futuri. 1500 esperti, politici come Carl Bildt, Javier Solana, l’ex presidente messicano Zedillo, intellettuali come la rettrice di Harvard Drew Gilpin Faust o il teorico del «secolo asiatico» Kishore Mahbubani, hanno tracciato la mappa del XXI secolo.  

Al primo posto tra i 10 «top trend» «Tensioni sociali in Medio Oriente e Nord Africa», considerato il pericolo maggiore 2014. «È una battaglia di idee nel mondo arabo e nell’Islam» in cui speranza e tolleranza, violenza e intolleranza, una diversa lettura del ruolo della religione nella società e in politica si riverbereranno ogni sera nei telegiornali. Al secondo posto «La crescente disparità economica», non solo tra «Paesi ricchi e poveri» ma soprattutto nelle nazioni, tra chi ha accesso ai saperi del presente e chi non li possiede e non trova lavoro. 

«I nuovi poveri nascono nel ceto medio che perde status e benessere… negli Stati Uniti la crescente disuguaglianza è il problema centrale» perché la grande ricchezza che gli Usa producono non viene redistribuita ma finisce ad una minoranza di cittadini. È difficile per il ceto medio, negli Usa ma anche in Europa, mantenere i figli all’università, molti laureati che stentano a trovare lavoro si frustrano, convincendo i fratelli minori a non finire la scuola. Alla domanda «Nel vostro Paese l’economia favorisce i ricchi?» rispondono «Sì» 95% greci, 60% in Usa e Canada, 64% in Asia e un esplosivo 86% in Italia.  

Nasce qui la terza sfida 2014 «Disoccupazione strutturale», un’economia che non crea lavoro induce nei giovani sfiducia e rancore e alimenta i movimenti populisti (forti di un terzo nei sondaggi per il futuro Parlamento Europeo). I governi accusano «globalizzazione» e «tecnologia» per la scomparsa di posti di lavoro, ma non vedono, spiega S.D. Shibulal di Infosys, che «il lavoro non scompare, evolve» se la tecnologia elimina impiegati e cassieri, crea lavoro nel software e nella robotica ed è lì che serve investire. Nel saggio «La nuova economia del lavoro» (Mondadori) Enrico Moretti indica dove si può creare lavoro, senza perder tempo con i «piani industriali statali» cari alla vecchia sinistra: la Global Agenda 2014 del WEF gli dà ragione, ma chi ascolta in Italia? 

Al quarto posto, contraddicendo scettici come Morozov e Rid persuasi che si tratti di esagerazioni, la Global Agenda 2014 piazza «La minaccia cibernetica», guerra e hacking contro stati e aziende. Dall’Esercito Elettronico Siriano ai pirati che hanno messo in ginocchio Twitter e il New York Times, il professore di Harvard Jonathan Zittrain vede un pericolo crescente: in Germania l’azienda N.Runs ha scoperto che le comunicazioni tra le torri di controllo e gli aerei di linea non sono crittate, esposte quindi all’intrusione di ragazzacci e terroristi. I governi dovrebbero studiare - tra l’altro sono posti di lavoro! - non un impossibile muro impermeabile a ogni assalto, ma un sistema di «rimbalzo» per turare subito le falle quando si aprono. L’Italia ha qui un record negativo, produciamo da soli ben il 2% dell’attività pirata online. 

Emergenza numero 5 il cambio del clima, «stiamo facendo tanto, ma non abbastanza» ammonisce Christiana Figueres dell’Onu. Al sesto il tema che lacera ogni democrazia, ma che anche il leader cinese Xi Jinping teme: «Sfiducia nelle politiche economiche». I cittadini non credono più che, con il debito, senza spesa politica e investimenti, e con tasse già alte, i governi possano davvero governare l’economia. Nei sondaggi i giovani tra 18 e 29 anni sono i più pessimisti, persuasi che l’impotenza della politica inneschi per loro povertà. I «sì» alla domanda «La vostra economia va male?» sono una valanga: 99% Grecia, 65% Usa, 83% Gran Bretagna, 71 Giappone e 61 Cina. Per trovare ottimismo, e 90% di «no», dobbiamo andare in Cina. Numero 7: «La caduta dei valori nei leader», non abbiamo John Kennedy o Olaf Palme che ci diano fiducia, detestiamo i nostri governanti: il fascino di Papa Francesco deriva anche da questa amarezza. Il boom della classe media in Asia, oggi 500 milioni di persone, nel 2020 un miliardo e 750 milioni, occupa il posto n. 8. «Non ci sono nella storia - scrive l’economista Mahbubani - precedenti di una simile creazione di ricchezza» con conseguenze positive, il mercato che si apre e una generazione che lascia la fame per il lavoro, e preoccupanti consumi di energia e inquinamento.  

Punto 9 è «L’era delle megalopoli»: nel 2025 Tokyo con 39 milioni di abitanti, e New Delhi con 33, avranno insieme più abitanti dell’Italia. Pechino e Shangai saranno a 23 e 28 milioni, New York 24, San Paolo 23, Città del Messico 20 e Mumbai 27. La stragrande maggioranza degli umani vivrà in città che, come ha osservato il demografo Jeoffrey West studiandone i Big Data, funzioneranno allo stesso modo della diffusione dell’Aids, il numero delle strade, delle pompe di benzina, la criminalità «Le città hanno un Dna comune, sono reti complesse di persone, che alla fine funzionano in modo simile». 

Il decimo e ultimo top trend, sorprende: «La diffusione delle false informazioni online». Dalla politica, agli attentati come la maratona di Boston o i disordini a Londra, fino ai disastri naturali come l’uragano Sandy a New York, i social media lanciano false notizie che a volte i media tradizionali raccolgono per superficialità, altre volte tentano invano di correggere. Come garantire un flusso di notizie non taroccate, in buona o cattiva fede, si chiede la studiosa Farida Vis? 

Questi sono i dieci temi di cui i leader discuteranno a Davos, questi sono i nodi su cui i migliori cervelli si stanno lambiccando. Altri interrogativi ci sorprenderanno, nuove emergenze ci metteranno allerta, ma questi sono i compiti a casa del Pianeta Terra 2014. Vi pare che in Italia politici, imprenditori, intellettuali, media, cittadini se ne stiano occupando a sufficienza? A me pare di no, temo pagando presto un nuovo prezzo per il nostro narcisistico, indolente, compiaciuto, ingenuo ritardo.