Da battutisti restano formidabili: Silvio Berlusconi folgora il candidato premier dei 5 Stelle Luigi Di Maio come «Meteorina», Donald Trump irride il dittatore nordcoreano Kim Jong-un come «Rocket Man». Ottantuno anni la settimana prossima per l’ex presidente del Consiglio, 71 compiuti per il presidente degli Stati Uniti, Berlusconi e Trump guidano l’Eterno Ritorno dei leader veterani, capaci, pur nell’era del populismo rampante, di tener il passo dei giovani, bruciati in fretta. 

Dostoevskij insegna  

Il capo del ’68 in America, il pittoresco Jerry Rubin, predicava «Non fidarti di nessuno oltre i 35 anni» e lo scrittore russo Dostoevskij sanciva «Chi vive oltre i 40 anni? Solo gli sciocchi e i ribaldi!». Ebbene, la fede nella giovinezza come riscatto dell’umanità, che destra e sinistra tanto promossero nel secolo scorso, appare perduta. Per tornare al governo i laburisti inglesi elessero segretario un giovane deputato di 41 anni, Tony Blair, che li porterà al governo per un record di tre volte, ma per disfarne l’eredità liberalsocialista il Labour Party sceglie Jeremy Corbyn, 68 anni e il vezzo di mostrarne di più con le vecchie giacche a vento da sindacalista e il bric-à-brac antiquario della sinistra di piazza, dal terzomondismo di Chavez all’odio per la Nato. Corbyn tranquillizza elettori over e under 40, la sinistra marcerà unita, come quando il vivace socialista Michael Foot andava a perdere, tra slogan e picchetti in miniera, contro Lady Thatcher. 

Uno sguardo al XXI secolo conferma il fascino delle Pantere Grigie al potere. Contro Trump si battono un’irrefrenabile Hillary Clinton, 70 anni a ottobre, per nulla azzittita dalla sconfitta e autrice di un combattivo best seller di memorie, la deputata Nancy Pelosi 77 anni, disposta ad allearsi con il diavolo presidente per stoppare le misure anti emigrazione, il senatore di sinistra Sanders, 76 anni passati a rivendicare scuola e sanità gratis. In Brasile il presidente Temer compirà a giorni 77 anni, è coinvolto nelle trame di corruzione dell’inchiesta Lava Jato ma tiene duro, e neppure l’ex presidente sindacalista Lula, 72 anni in ottobre, passato da padre della patria a imputato, pensa alla pensione: entrambi strizzano l’occhio agli elettori, questa classe politica vi ha dato il miracolo economico, perché buttarci via? 

In India Narendra Modi soffierebbe – se l’ascetismo non lo proibisse- su 67 candeline, ma resta in vantaggio sulla dinastia dei giovani Gandhi perché il mix di populismo hindu, religiosità monacale, cruccio austero lo rendono credibile allo sterminato Paese dove convivono la Silicon Valley di Bangalore, il cinema di Bollywood e decine di milioni di poveri che cucinano la cena con sterco bovino. Sul quarantaduenne Matteo Renzi sono entrati in tackle Beppe Grillo, l’anno venturo 70 anni, e Massimo d’Alema 68, che tentando di mediare con il coetaneo Pisapia ritrova i toni della gioventù in Fgci a Pisa, «Io gli spacco la faccia e mi tolgo gli occhiali», duro alla Clint Eastwood, veterano di «Gran Torino». 

Sembrano quasi «giovani» la formidabile Angela Merkel, che si appresta a rivincere le elezioni in Germania, sempre «ragazza dell’Est» a 63 anni, Putin che festeggerà a 65 il centenario della Rivoluzione russa magari virile a torso nudo, l’hidalgo spagnolo Rajoy, 62 anni, la premier inglese Theresa May 60, il presidente del Parlamento europeo Tajani, 64. E papa Francesco non rivoluziona forse la Chiesa, rimettendo il Vangelo al centro del Vaticano, a 80 anni suonati? Età e candore lo rendono amabile, sincero, per milioni di fedeli. 

Insomma, esser giovani non è più una virtù, e l’eccezione francese del presidente Emmanuel Macron, 39 anni, non è forse temperata dalla presenza costante della moglie Brigitte, minigonne sfoggiate con nonchalance a 64 anni mentre il marito, suo ex allievo, prova a cambiare finalmente il Paese? Con verve Berlusconi parla della sua «estate monacale, malgrado sia ancora birichino», lancia Tajani premier (per ora), un piano Marshall per l’emigrazione e riforme che non volle avviare nelle lunghe stagioni di governo seguite al 1994. 

Ci pensano loro  

In anni in cui infuria la rabbia on e offline, cadono partiti secolari, dai blog si denunciano tradizioni e verità antiche, uomini e donne anziani restano alla ribalta, grazie all’effetto rassicurazione. Grillo lascia apposta argentati i boccoli di scena, Berlusconi scherza sul «patto col diavolo per ringiovanire», Trump usa battute datate su donne e minoranze ormai al bando nei campus universitari: tutti trasmettono l’identico messaggio cifrato, niente paura, ci pensiamo noi, il passato non scomparirà, i tempi beati di prima della crisi 2008 torneranno, non angosciatevi. 

Naturalmente nessuno dei decani, destra, centro, sinistra o populisti, potrà fermare la tumultuosa foga del presente, automazione, effetto serra, migrazioni, diritti, Intelligenza Artificiale, saranno il nostro futuro per cento anni. Ma il sorriso di Berlusconi, il pugno chiuso da assedio di Madrid 1936 di Corbyn, la grinta macho di Trump, la commedia all’italiana di Grillo, prima spaccare computer a teatro ora, a detta del Financial Times, usarli con Davide Casaleggio come crocevia di business, profitti ed elezioni, ciascuno a modo proprio offrono all’opinione pubblica smarrita il balsamo di un messaggio impossibile: il passato del lavoro sicuro 9-5, pensione a 55 anni, vacanze al mare, per magia, tornerà, parola di veterani.