Il Diavolo veste Prada nella moda ma nel calcio il Genio veste il 10. Pelé aveva la maglia brasiliana oro numero 10 e Maradona la albiceleste 10 per l’Argentina. Il Genio di Gianni Rivera, Milan e Nazionale italiana, irritava con la sua levità l’amante del catenaccio grande firma Gianni Brera.  

 L’Inter di Herrera replicava negli anni del boom con Suarez, due palloni d’oro con il 10 a Milano. Tanto carismatici da finire nella cultura popolare, Rivera nella ballata «Vincenzina» di Jannacci «Rivera che ormai non mi segna più…», Suarez negli esami del film Ecce Bombo di Nanni Moretti, con il candidato che recita a memoria la formazione nerazzurra.  

 Il web elenca le classifiche «10 x 10», la lista dei dieci migliori numeri 10 della storia, dalla Fifa alle riviste sportive ai blog popolari e il risultato non cambia mai, il n. 1 dei 10 è Pelé, il n. 2, a suo eterno scorno, Maradona. Quando studiate le classifiche del Genio dalla 3ª piazza in giù non trovate però mai due classifiche uguali, e presenti ed esclusi vi faranno ammattire. Può esistere una classifica che includa Denis Law, nazionale scozzese con 55 presenze e 30 gol dal 1958 al 1974, ma non Michel Platini, asso francese della Juve e oggi capo dell’Uefa? Un nonsenso, come l’esclusione di Zidane a favore del rumeno Hagi, o di Roberto Baggio per l’olandese Bergkamp. E Messi, spesso l’unico in attività dei 10 già storici? E Zola? E i brasiliani Zico, Rivaldo, Ronaldinho, l’ungherese del Real Madrid Puskas e l’inglese goleador record Jimmy Greaves? 

 Il Genio detesta la tassonomia, scienza delle etichette: come si giudica un capolavoro, La Gioconda è superiore a Guernica, il Requiem di Mozart batte la V di Beethoven, Tolstoj elimina Manzoni? Sciocchezze, i 10 non si discutono, ognuno di loro, grandissimi, minori, professionisti normali, «deve» sentirsi il più grande calciatore della storia, se no via la maglia e una vita da terzino, neppure mediano come canta Ligabue. 

 Ormai, dicono i Nostalgici, «i Numeri 10 di Un Tempo Non Ci Sono Più, Ultras Mia», ma - come quasi sempre nelle loro rimembranze - i Nostalgici esagerano. Chi, se non un n. 10 dalla testa pazza come il folletto Wesley Sneijder ieri, nel calderone a 35 gradi di Fortaleza, al 42’ del 2º tempo, un gol sotto e già eliminati dal Mexico Ra Ra Ra che echeggiava su tutte le spiagge della città, poteva tirare al volo senza paura e pareggiare? Pareggiare, naturalmente, il gol del 10 rivale, Giovanni Dos Santos, sfida di Geni. E che dire di Ruiz stella della Costa Rica che ha sbloccato il risultato contro la Grecia dopo aver castigato anche l’Italia? 

 Cari Nostalgici, il Mondiale 2014 sarà anche il primo con la tecnologia anti gol fantasma, il primo con le bombolette spray per le punizioni (quanti numeri 10 bambini, questa estate, tracceranno diligenti il cerchio con il dito sulla sabbia, prima di battere la punizione al Lido Pensione Miramare?) e l’ultimo senza (alleluja!) telecamere in campo per evitare schifezze come quelle patite dalla Bosnia, ma è anche, «all’antica», Mondiale di Numeri 10 Signori Nostalgici. Pelé e Maradona sono onnipresenti in video, commenti, spot, il brasiliano a vendere saponette e assicurazioni, l’argentino a spacciare la polemica del giorno. In campo solo il 10 di Neymar junior tiene viva la Seleçao, se no chissà dove sarebbe, e solo il Genio 10 di Lionel Messi prende per mano l’Argentina quando la strada si fa dura.  

 Il 10 si chiamava 10 quando il calcio non era complicato come la fisica statistica. In porta stava l’1; terzini il 2 e 3; 4, 5 e 6 in mediana; 7 ala destra; 11 ala sinistra; 9 centrattacco, poi centravanti, nel XX secolo falso nueve, falso 9; l’8 dietro le punte e poi Lui, Sua Maestà il 10, a dettare il lancio da 40 metri, battere al volo, girare indolente quando la giornata era storta salvo poi cogliere la punizione giusta e solo il frusciare della rete faceva capire al portiere da dove diavolo fosse passata. 

Non è forse il 10 della Costa Rica Rodriguez, con la sua doppietta, a eliminare l’Uruguay dello storico 10 Forlan? Certo, Cristiano Ronaldo si impomata i capelli sulla maglia numero 7 e nella Germania diesel il 10 va a Podolski, tra i neofiti Usa è del panchinaro Mix Diskerud, ma tra gli ex campioni di Spagna Cesc Fabregas si teneva stretta la magica cifra come Eden Hazard, stella del Belgio. E chi è più magico, imprevedibile, sofisticato 10 di Gervinho, regista romanista della Costa d’Avorio, Modric, Real e Croazia, Benzema, Real e Francia? 

 Solo il capitano veterano greco Karagounis porta il 10 non per magia, ma per nobiltà vinta nei troppi anni passati in trincea. Oltre di lui restano, malinconici, i 10 decaduti. Cinque coppe del Mondo e la storia del calcio pesavano su Italia Inghilterra 2014, le maglie della leggenda, Dieci e Ten, decoravano le spalle di Cassano Antonio e Rooney Wayne: devo dirle altro, Signora Tifosa Mia?