#Havintolademocrazia è l’affermazione più popolare su Twitter dopo la concitata notte del 4 dicembre. Ha vinto la democrazia, dicono i sostenitori del No durante i festeggiamenti. Ma ha vinto la democrazia anche per i molti che nel Sì ci credevano davvero.

Il dato sull’affluenza parla chiaro: il 65,47% degli italiani ha scelto di schierarsi, in maggioranza per il No. Quello di domenica 4 dicembre, quindi, è stato certamente un esempio di democrazia partecipata.

Rispetto agli altri due referendum costituzionali della storia della nostra Repubblica, il referendum di - e su - Renzi ha prevalso per partecipazione. Nel 2001, quando si approvò la modifica del titolo V, si recò alle urne il 34,1% degli elettori; nel 2006 il 52, 5%.

Nel referendum di domenica scorsa l’affluenza ha superato il 50% in tutte le regioni italiane. In alcuni casi di molto.

È il Veneto la regione con la più alta partecipazione dove si è recato alle urne ben il 76,7% della popolazione. Segue l’Emilia Romagna con il 75,9%. Simili per affluenza, Veneto ed Emilia Romagna si distinguono però nell'esito. Nella prima regione ha prevalso il No, mentre il Sì ha dominato in Romagna. Un dato che sembra testimoniare come non ci sia una stretta correlazione tra l’affluenza e la scelta dei votanti per l’uno o per l’altro schieramento.

Una più bassa percentuale di affluenza si è registrata nelle regioni meridionali. In particolare si è attestata al di sotto del 60% in Campania, con il 58,9% di votanti, in Sicilia con il 56,7% e in Calabria, che con il suo 54,4% è stata la regione con l’affluenza più bassa.

Salvo alcune significative eccezioni, il No alla riforma costituzionale ha prevalso in tutta la penisola. La Sardegna è la regione in cui il No ha ottenuto la più alta percentuale di voti, con il 72,2%. Segue la Sicilia con il 71,6%. Sono le due isole dunque a guidare il fronte dei contrari alla riforma, seguite da tutte le altre regioni meridionali.

Al Nord il fronte del No ottiene grandi risultati in Veneto, con il 61,9%, in Friuli Venezia Giulia, con il 61%, ed in Liguria, con il 60,1%.
Nel Centro-Nord si collocano anche le sole tre regioni in cui hanno prevalso i Sì: l’Emilia Romagna, con il 50,4% di voti favorevoli alla riforma; la Toscana con il 52,5% e il Trentino Alto Adige, che con il 53,9% si dimostra la regione che più di ogni altra avrebbe voluto che la Costituzione cambiasse nel modo indicato dalla legge di revisione proposta.

I Sì e i No segnati di fretta in cabina elettorale sono arricchiti di significato se si considerano le espressioni usate dai cittadini dopo il voto sui social network.


Scompaiono gli slogan #bastaunsì e #iovotono che hanno accompagnato tutta la campagna e, dopo #havintolademocrazia, Matteo Renzi e Maria Elena Boschi sono i due grandi protagonisti dei tweet sul #postreferendum. #Ciaonematteo scrivono i critici, accompagnando le parole del Premier.

“Come era evidente e scontato dal primo giorno, l’esperienza del mio governo finisce qui” ha detto Renzi da Palazzo Chigi.

Al terzo posto tra gli hashtag più utilizzati nelle conversazioni sul post referendum c’è Matteo Salvini, uno dei primi oppositori della riforma a festeggiare per la vittoria e a richiedere a gran voce le elezioni.

“Gli italiani domenica hanno detto: ‘Il re è nudo’. ORA AL VOTO, con qualsiasi legge elettorale” ha scritto Salvini in un tweet.  

Un invito al voto che riapre una questione cara agli analisti: sarà lui a prendere le redini della destra?


Nelle conversazioni raccolte dal 3 al 4 dicembre, i social non lasciavano dubbi. Su Twitter il 78,3 % delle discussioni sul Referendum era legato alla campagna per il No. Un dato schiacciante che ricalca quello che in questi giorni ha occupato pagine di giornali e programmi televisivi: la chiara preferenza per il No espressa dai giovani.

Tra le parole più usate dagli utenti nelle ore calde emerge “Renzi”, chiaro perno della riforma, accompagnato dagli hashtag slogan delle due campagne. Si parla anche di Europa e di Brexit. Il No alla riforma costituzionale è stato interpretato da molti, soprattutto nel contesto internazionale, come un passo in avanti verso una possibile uscita dell’Italia dall’Europa. Hanno infatti aumentato potere e consapevolezza le forze anti-europeiste italiane. Entra nelle discussioni anche l’Austria, a testimonianza di quanto i cittadini abbiano seguito da vicino anche le vicende del Paese che proprio il 4 dicembre ha detto il suo Sì all’Europa eleggendo alla Presidenza il verde Van der Bellen.

Una polemica che ha acceso gli animi e che ritroviamo sintetizzata nella parola “matite” è quella delle presunte matite cancellabili consegnate ai seggi per votare. Psicosi corroborata dal cantante Piero Pelù che ha fatto presto il giro d’Italia, trasformando i seggi in alveari di polemiche e colorando la fin troppo tranquilla domenica elettorale.

Narrativa, elaborazioni dati e grafiche Catchy a cura di Alice Andreuzzi, Lorenzo Coscarella e Nicola Piras, realizzate nell'ambito del progetto DEEP di Alkemy Lab, in collaborazione con Kode Solutions.