Per il Brasile i quattro anni che hanno preceduto l'atteso Mondiale sono stati molto difficili e continueranno a esserlo se il Paese, oltre a una riorganizzazione funzionale all'evento, non farà fronte alle esigenze di quella parte di popolazione che ha visto dare un calcio ai propri diritti.

Milioni di persone sono scese nelle strade di Rio e San Paolo, Belo Horizonte, Recife, Salvador, Gioiania, urlando "Nao Vai ter Copa!" ("Non ci sarà una Coppa del Mondo!") Una forte protesta che ha messo a rischio lo svolgimento della Coppa del Mondo.

A creare indignazione, nonostante il legame nazionale con il pallone sia molto forte, sono state le ingenti somme di denaro pubblico investite dal governo brasiliano per la ristrutturazione di stadi e la creazione di nuove infrastrutture per il Mondiale 2014 che ammontano a circa 13-15 milioni di dollari, soldi sottratti allo sviluppo di settori primari per il Paese come sanità, trasporti, istruzione, cultura.

La notizia che Rio de Janeiro ospiterà i Giochi Olimpici e Paraolimpici nel 2016 ha generato nell'amministrazione cittadina un'ambizione sfrenata e senza precedenti di rinnovamento e ricostruzione del Paese.

Sicuramente un'ottima occasione per la crescita e sviluppo, se non fosse che nel "Piano strategico di ristrutturazione", presentato dal sindaco di Rio Eduardo da Costa Paes, nel 2009, non sembrano rientrare tra le priorità servizi e strutture pubbliche a favore delle classi svantaggiate.

Nel progetto è stata prevista la riduzione del 3,5%  (250 mila persone circa) dell’area complessiva occupata dalle favelas, perché localizzata “in aree a rischio di frane e inondazioni, aree tutelate come riserve o aree di pubblica utilità”.

Interamente in linea con le direttive della Fifa è stato ricostruito lo stadio Maracanà, un’icona internazionale dell’identità di Rio, abolendo però completamente il "geral" il settore dei posti in piedi, a basso prezzo, che ospitava i più ardenti tifosi di calcio di Rio, la parte più povera della popolazione.

I dintorni sono stati distrutti per far spazio a un'enorme area parcheggi, un centro commerciale e servizi per la platea del Mondiale, prevedendo nell'intero progetto una serie di demolizioni di numerose strutture adiacenti al "Complesso Sportivo Maracanà", come il parco acquatico Julio Delamare, sede dei Mondiali Juniores di nuoto nel 2006 e utilizzato dalla popolazione come piscina comunale. Nonostante le proteste che ne hanno bloccato la demolizione, è stato chiuso, così come lo stadio per l’atletica Celio de Barros, entrambi ricostruiti con grandi spese per i Giochi Pan-Americani del 2007 e utilizzati per l’allenamento degli atleti olimpici di Rio.

Senza una determinata occupazione da parte di professori, studenti e cittadini attivi, sarebbero state demolite anche la Scuola comunale Arthur Friedenreich, una tra le dieci migliori scuole comunali di Rio, e il Lanagro (Laboratório Nacional Agropecuário) l'unico laboratorio di Rio per l’analisi fisico-chimiche e microbiologiche degli alimenti di origine vegetale e animale e dell'acqua di stabilimenti industriali.

La Aldeia Maracanà, una comunità indigena multietnica creata nel 2006 intorno all’edificio del 1865, l'ex "Museu do Índio", occupato dai vari gruppi nomadi provenienti da tutto il Brasile, è stata sfrattata e la costruzione verrà demolita. La Metro Mangueira, una comunità povera costruita 34 anni fa dai lavoratori edili della metropolitana di Rio, da cui prende il nome, verrà smantellata.

Il Comitê popular Rio Copa e Olimpíadas, un insieme di movimenti sociali che da tre anni si sono organizzati nelle città dei Mondiali per monitorare e segnalare le violazioni dei diritti umani per l'organizzazione del mega-evento chiedono: "Copa Pra Quem?" ("Coppa per chi?").  

All’interno del dossier del Comitê popular, intitolato "Megaeventi e violazioni dei diritti umani in Brasile" (Megaeventos e Violações dos Direitos Humanos no Rio de Janeiro) vengono affrontate dal movimento le numerose problematiche umane, sociali, culturali, economiche e ambientali compromesse dal Mondiale.

Le decisioni relative alla progettazione e realizzazione dei lavori, secondo gli attivisti, sono state prese tenendo poco conto delle politiche pubbliche, in trattative private di piccoli gruppi d'interesse (commerciale, immobiliare, edile) promuovendo "elitarismo e mercificazione", favorendo i quartieri delle classi medie e alte e aumentando la concentrazione di terreno privato.

Obiettivo del Comitê è fare in modo che il governo garantisca il diritto alla casa, trasporti pubblici efficienti, istruzione, sanità, cultura, un ambiente sano e la possibilità di poter fare sport a una popolazione che per far spazio al pallone ha dovuto lasciare la propria terra.