Esiste il rigore perfetto? In uno studio pubblicato su il Sole 24 ore e su wired.it, il professore Matteo Motterlini* ha cercato di rispondere a questa domanda, così attuale in questi caldi giorni brasiliani. Unendo economia, psicologia, fisica e teoria dei giochi, è arrivato ad alcune interessanti scoperte che permettono di avvicinarci il più possibile al misterioso rigore perfetto. La strada per la vittoria, secondo i dati, comincia già dal lancio della monetina: «se avete la possibilità di cominciare la serie, e segnate, il che è molto più probabile perché il 75% dei rigori è trasformato, avrete il 60% di probabilità di vincere», esordisce il professore.

Passando poi al calcio di rigore, secondo i fisici l’ideale sta nel «prendere una rincorsa di 5-6 passi, formando un arco di 20°-30°, mirare uno dei due angoli in alto della porta, precisamente a 50 cm dall’incrocio dei pali, e scagliare la palla con una velocità di circa 100 km/h». Gli economisti, invece, la pensano diversamente: «Tirare la palla al centro della porta ci dà l’81% di chance di segnare, contro il 70% dei tiri a destra e il 77% di quelli a sinistra. Eppure, i calciatori tirano angolato nell’83% dei casi». Si tratta solo di alcuni dei numerosi dati che Motterlini ha riportato nei suoi studi, ma già è chiara la loro portata, nella ricerca del "rigore perfetto". 

Innanzitutto, perché ha deciso di analizzare questi dati e riportarli in questa accurata analisi?

Da un lato ho ritenuto che fosse un bel caso di studio per mostrare il diverso contributo che fisica, economia e scienze cognitive possono portare alla comprensione dei fenomeni, senza che la realtà stessa si riduca a ciascuna di queste scienze. Dall’altro, ritengo che anche il calcio (che, chiaramente, non è una scienza) possa essere aiutato da un approccio scientifico. E in questo  caso, dati e statistiche aiutano a liberarci da qualche luogo comune o errore di intuizione.

I miei interessi ricadono proprio nel metodo scientifico e nelle modalità con le quali noi prendiamo decisioni: ho pensato che focalizzare l’attenzione sui rigori in questo momento potesse attrarre l’attenzione anche di un pubblico più ampio. Come in effetti si è verificato.

Cucchiaio: rigore di Antonin Panenka, il primo "cucchiaio" della storia, che ha regalato l'Europeo del 1976 alla Cecoslovacchia in finale con la Germania Ovest.

Cucchiaio: rigore di Antonin Panenka, il primo "cucchiaio" della storia, che ha regalato l'Europeo del 1976 alla Cecoslovacchia in finale con la Germania Ovest.

Nell’articolo scrive: «Dati ed esperimenti non riusciranno mai a eliminare l’imprevedibilità, ma possono aiutarci a mettere in luce i falsi miti, le credenze ingiustificate e gli errori di intuizione». Quali sono questi miti e credenze? Ci faccia qualche esempio…

Dalle statistiche che riporto in questo articolo in particolare, appare evidente che pochissimi rigori vengono calciati al centro della porta e che quelli che vengono effettivamente calciati in quella posizione entrano quasi sempre in rete. Mi sembra un dato parecchio controintuitivo, non le sembra? Lo avrebbe mai detto? La maggior parte di calciatori ed allenatori ne tengono conto?

Sui luoghi comuni del calcio - come di molte altre attività umane caratterizzate da forte irrazionalità - si potrebbe scrivere tantissimo. Nel mio libro, Trappole mentali (Rizzoli, 2008), espongo una trentina di trabocchetti in cui cadiamo sistematicamente quando giudichiamo, scegliamo e, infine, decidiamo. Si applicano certamente anche al mondo del calcio. Anzi, in alcuni casi partivo proprio da lì.

Efficacia dei movimenti di un portiere prima del tiro: rigore di Shevchenko sbagliato nella finale di Champions del 2005.

Efficacia dei movimenti di un portiere prima del tiro: rigore di Shevchenko sbagliato nella finale di Champions del 2005.

Il ruolo dei portieri, invece, come è stato studiato? Dipende veramente tutto da loro, come alcuni hanno affermato analizzando queste giornate del Mondiale?

Circa il 75 % dei rigori finisce in rete. Sia attaccante che portiere possono giocare con la psicologia altrui per rendersi meno prevedibili dall’avversario. Nel mio studio riporto anche l’effetto del rimorso come possibile spiegazione del perché non si tirino più rigori al centro e del perché i portieri si tuffino così spesso verso gli angoli.

Per dirla con le sue parole, “il rigore perfetto è quello che entra nella rete degli avversari”. Ma quindi, fino a che punto può arrivare questo studio? Quanto conta effettivamente l’imprevedibilità in queste analisi? 

Lo studio dei rigori ci fornisce dei dati, ma questi stessi dati non riducono l’imprevedibilità. Ma non solo: se tutti guardassero questi dati, ne tenessero conto e iniziassero ad esempio a tirare di più centralmente (e i portieri, di conseguenza, si tuffassero di meno), questi stessi dati cambierebbero e tirare al centro diventerebbe meno vantaggioso.

Studiare un fenomeno non significa necessariamente dominarlo. Studiare i rigori non elimina la loro imprevedibilità, ma non per questo non ci insegna nulla. Ne sappiamo di più e possiamo capire come tirarli meglio. 

Maledizione del Pallone d'Oro: rigore di Messi sbagliato in semifinale di Champions League con il Chelsea (risultato decisivo per l'eliminazione del Barcellona).

Maledizione del Pallone d'Oro: rigore di Messi sbagliato in semifinale di Champions League con il Chelsea (risultato decisivo per l'eliminazione del Barcellona).

*Matteo Motterlini è professore ordinario di Filosofia della Scienza all’Università San Raffaele di Milano e collabora con il CorrierEconomia (Corriere della Sera) e il Sole 24 ore da diversi anni. Dirige il CRESA (Centro di Ricerca di Epistemologia Sperimentale e Applicata), dal 2004 al 2010 è stato consulente scientifico di MilanLab (AC Milan spa) ed è tra i maggiori specialisti in neuroeconomia. Il suo sito personale è www.matteomotterlini.it 

Grazie a Carlo Canepa per la concessione delle gif.