Qual è il vero Obama? Il presidente cauto che si vanta all’Accademia di West Point, «è vero abbiamo il miglior martello del mondo», la Difesa americana, «ma non ogni problema è un chiodo», ricordando che al suo ingresso alla Casa Bianca nel 2009 c’erano 180.000 militari Usa in Iraq e Afghanistan, mentre ce ne saranno solo 10.000, intorno a Kabul, nel 2015? O il Presidente muscolare che atterra in Polonia, parla subito ai militari schierati sulla pista e annuncia di voler chiedere al Congresso 750 milioni di euro per dislocare più truppe a rotazione in Europa centrale e orientale, cuscinetto contro l’aggressività russa in Ucraina? 

Se lo chiedono in queste ore i leader europei, che Obama incontrerà in un rispolverato G7 senza Vladimir Vladimirovic Putin, punito per l’annessione della Crimea. Si interroga anche l’opinione pubblica americana, spesso sconcertata dall’amletico presidente, Premio Nobel per la Pace ma durissimo nell’uso dei droni killer contro i terroristi, certo che la nuova frontiera fosse il Pacifico e il partner-rivale la Cina, almeno finché Putin non ha riacceso i fuochi all’antico confine cosacco, persuaso che fosse la cyberguerra dei cinesi il nuovo allarme e non più il terrorismo, salvo poi riparlare di Al Qaeda pericolo N. 1. L’Obama marziale che impone l’ultimatum ad Assad in Siria, o lo studioso cerebrale che fa marcia indietro davanti alle rimostranze di Congresso e Papa? 

Una condotta ondivaga che, insieme agli alleati, sembra star però confondendo anche il Cremlino. Putin sarà alla celebrazione dello sbarco in Normandia, in nome dell’alleanza tra democrazie e Stalin. Ha alle spalle l’ambiguo patto energetico con la Cina, che gli fa pesare la forza nel XXI secolo, e la promessa di un miliardo e mezzo di euro in aiuti alla Bielorussia con un pacchetto da approvare, altrettanto pingue, al Kazakistan pur di stabilizzare le aree dell’ex Urss contro le sirene filo europee. Ma il gioco che ha funzionato in Georgia e Crimea non funziona in Ucraina, le elezioni si sono svolte regolarmente eleggendo il presidente Poroshenko e le milizie infiltrate dall’intelligence russa, anche dalla Cecenia, sono efficaci nelle provocazioni, pavide se c’è da battersi. 

Obama leader irresoluto darà ai polacchi ragione per essere nervosi, senza più fondi e uomini e mezzi subito ma solo promesse, mentre i russi insisteranno nel bluff militarista. Ma se Obama è l’uomo che sulla lotta al terrore ha parlato di pace preparando la guerra, e sull’espansione cinese ai confini del Vietnam e del Giappone lavora a una coalizione asiatica, il quadro cambia, Putin va sulla difensiva. 

Domani Mario Draghi alla Bce potrebbe fare esattamente il contrario di quanto ci si aspetta dalla sua collega Yellen, rilassando l’austerità, per incoraggiare l’economia del vecchio continente davanti allo spettro della deflazione, tagliando il costo del denaro e imponendo tassi negativi sui depositi inerti delle banche. Il patto economico atlantico Bruxelles-Washington non decollerà a breve, stoppato dall’affermazione dei partiti che lo osteggiano alle recenti elezioni europee. Eppure a 70 anni dall’inizio della fine di Hitler e a 25 dalla caduta del Muro di Berlino, americani ed europei, senza chewing gum e boogie woogie come nel 1944, senza spumante a pioggia sulla cortina di ferro che aveva diviso l’Europa da Danzica a Trieste come nel 1989, devono fronteggiare nuove sfide comuni, ben più radicali di dazi sulle bistecche, divergenze sugli Ogm, metadata Nsa. 

 Chi comanderà nel XXI secolo? La Cina e i suoi satelliti? Putin e un’Urss con il petrolio al posto di falce e martello? L’Onu esangue? Un’Europa senza difesa e divisa in diplomazia ed economia? L’America stanca di guerra dopo Baghdad e Kabul? Paradossalmente più, da Washington al Middle West, prevale negli Usa l’umore di lasciare il pianeta – che lo Zio Sam considera ingrato – ai suoi guai senza «martellare ogni chiodo», più chi si sente nudo davanti alle nuove potenze riscopre Old Glory, la bandiera a stelle e strisce, perfino ex nemici come il Vietnam e il Giappone. 

 Che farà l’Europa? Darà voce a chi teme Putin, svedesi, polacchi, baltici, inglesi, o a chi cerca sconti sul gas, spagnoli, greci, l’armata filorussa Le Pen-Farange? Obama sa che la chiave sta nella strana coppia che ha vinto le elezioni Ue, la cancelliera Merkel e il premier Renzi. Dall’intesa o dal dissenso di questi tre leader, inaspettatamente al centro del ring, amici e nemici capiranno di che pasta è fatta l’alleanza atlantica 2014.