Vuole la verità? Anche in America la gente non ne può più di noi politici come da voi. La pubblica opinione è fuori di sé. Quando vado a parlare con i cittadini in Arizona, sia che votino o no per me, mi chiedono sempre: ma perché su a Washington voi repubblicani e democratici non vi mettete finalmente intorno a un tavolo a lavorare per risolvere i problemi della nazione?». A vederlo così, capelli bianchi, portamento eretto malgrado le ferite riportate quando i vietnamiti lo abbatterono nel 1967 sul cielo di Hanoi gli blocchino ancora le braccia, il senatore dell’Arizona John McCain sembra il perfetto statista, eroe di guerra con sei anni di prigionia e tortura nel carcere duro detto per gioco «Hanoi Hilton». In apparenza ha perso le tracce del «maverick», il ribelle che all’Accademia Navale di Annapolis, entrato con un albero genealogico perfetto, nonno e padre diplomati da cadetti e poi diventati ammiragli a quattro stelle, si mise a litigare con gli ufficiali e i gentiluomini del corpo docente al punto da finire relegato al posto numero 894 su 899 studenti.

Ma basta chiacchierare due minuti con lui sui vialetti del Forum Ambrosetti a Villa d’Este perché «maverick» ritorni sotto i capelli bianchi: «Nulla di quello che io dico è mai off the record, scriva pure quel che vuole, la autorizzo: anche in ricordo delle vecchie campagne elettorali…».