È tempo di novità nel mondo della musica. Il nuovo servizio Apple Music - presentato lo scorso 8 giugno al quartier generale dell’azienda di Cupertino, a Los Angeles - ha riaperto il dibattito sul futuro della musica. E, in particolare, sulle modalità per una sua migliore fruizione. 

Apple Music sarà disponibile dal prossimo 30 giugno, ma ne sono già state rese pubbliche alcune caratteristiche. Prima tra queste, Beats1, una radio che trasmetterà musica da New York, Los Angeles e Londra, 24 ore su 24. Poi, la funzione Connect, che avvicinerà sempre di più artisti e fanbase, con materiale esclusivo e possibilità di interagire da parte del pubblico. 

Apple Music non è altro che una versione integrata di iTunes, che proporrà quindi anche musica in streaming (con tanto di abbonamenti come già avviene con il colosso Spotify). Ma quindi dove sta la novità? Come ha affermato Gianni Sibilla su wired.it “Apple Music sembra confondere i confini tra musica in download e lo streaming, tra possesso e accesso”. Sono in effetti lontani i tempi in cui ascoltavamo la musica solo all’interno di dispositivi fisici, stereo o autoradio che siano. La traccia musicale ha lentamente subìto un processo di smaterializzazione, entrando nella giungla del mondo streaming (quando va bene) o dell’illegalità (quando invece va decisamente peggio). Come abbiamo già riportato qualche mese fa, uno studio di Crédit Suisse ha ipotizzato che “i clienti che pagheranno per un servizio streaming passeranno, in tutto il mondo, dai 14 milioni del 2013 a 148 milioni nel 2025”. La svolta di Apple (che da molti anni era vista come il peggior nemico dello streaming) conferma quindi la volontà di investire proprio in questa direzione. 

I primi tre mesi di “abbonamento” a Apple Music (così come già avviene per Spotify) saranno gratuiti. I vertici di Cupertino avevano annunciato che non avrebbero pagato gli artisti quando le riproduzioni dei loro brani rientravano nell’utilizzo degli utenti nei loro tre mesi free. A scagliarsi contro questa decisione la popstar Taylor Swift che, in un post sul suo Tumblr, ha criticato questa logica (affermando che avrebbe tolto dal catalogo di Apple Music il suo ultimo album, 1989): “Nessuno vi chiede di regalare i vostri iPhone. Per favore non chiedeteci di regalare la nostra musica”. In un tweet Eddy Cue, vice presidente della divisione Internet Software and Services, ha risposto alla cantante: “Apple Music pagherà gli artisti per lo streaming, anche durante il periodo di prova gratuito di tre mesi”. 

Insomma, la vittoria di Taylor Swift dimostra che i grandi nomi dell’industria musicale mondiale stanno puntando tutto su questa nuova modalità di fruizione. Per contrastare il consumo illegale. E per poter creare una nuova forma di business che, però, non metta mai in secondo piano la qualità.