La Germania torna simpatica dopo un secolo e vincente in campo dopo venti anni. Il Brasile organizza un Mondiale bellissimo e senza scontri di piazza o disorganizzazioni clamorose ma nel gioco è umiliato da 10 gol incassati in due partite, per prima volta dal 1950 la Selecao perde due match di seguito in casa. L’Argentina continua senza vittorie dal 1986 ma arriva in finale, orfana però del leader Messi. La Spagna campione 2010 nel mondo e 2008-2012 in Europa non c’è più, le potenze del vecchio calcio, Italia, 4 titoli, Uruguay, 2 titoli, e Inghilterra, un titolo, deludono ed escono tra le polemiche, dal peggiore calcio visto con Prandelli e Hodgson (davanti solo a Australia e Giappone) ai morsi di Suarez.

Cile, Colombia, Usa, Costarica, Bosnia (ha avuto contro arbitraggi pessimi) ma anche Svizzera, Grecia, paesi di non grande tradizione malgrado l’europeo vinto da Karagounis e compagni, fanno vedere novità tattoche, talenti. passione.

Così si ricorderà l’edizione 2014 della Coppa del Mondo, che doveva essere interrotta da cortei e manifestazioni e che invece è filata liscia. Vedremo se i miliardi di euro che il Brasile ha investito nella Coppa, il miliardo e passa degli sponsor, lasceranno effetti benefici su un paese che vede calare la produzione industriale e dove il boom economico dei tempi del presidente Lula cede il passo, sotto la presidente Rousseff che ha in arrivo difficili elezioni in ottobre contro i rivali Neves e Campos, a uno sviluppo anemico. Molti brasiliani, e i sondaggi del sito Datafolha, dicono che i cittadini hanno permesso lo svolgimento del Mondiale per non danneggiare l’immagine del paese, ma che alle urne saranno di pessimo umore.

Appuntamento ora in Russia nel 2018. I tedeschi, che con l’allenatore Löw hanno una squadra giovane incluso il Mario Goetze che a pochi minuti dalla fine ha evitato i rigori dando la vittoria ai bianchi, sperano di aprire un ciclo, forti delle 320 scuole aperte dalla federazione, che hanno formato 19 milioni di teen ager, e che culminano in 7 milioni di praticanti il football, movimento sportivo più grande al mondo. Numeri che spiegano per opposizione il fallimento del calcio italiano, con una Serie A mediocre, senza soldi e violenta, una B dove i giovani talenti non trovano spazio, una Nazionale che, a parte la fiammata del secondo posto all’Europeo 2012, non brilla dal successo di Berlino 2006. I dirigenti son sempre gli stessi, nei club e in Nazionali, i metodi di allenamento e analisi dei dati sono obsoleti, gli allenatori passano più tempo a farsi amici i giornalisti che non a formare atleti, i calciatori hanno comportamenti isterici fuori dal campo e spenti in campo. Se il 2012 di Lippi è stato l’anno 0, il 2014 di Prandelli è stato l’anno sottozero, pur nel caldo afoso di Manaus. Cambieranno le cose? Per ora, purtroppo, non se ne vedono le premesse: peccato per la passione di milioni di tifosi azzurri.