Nel 1998 , quando morì Lucio Battisti, Giorgio Bocca scrisse un commento molto arrabbiato, lagnandosi di una generazione che perdeva tempo a ricordare un cantante. Giorgio sbagliava, perché la vita è fatta di tante cose, le grandi e le piccole, e la musica "leggera", le "canzonette", sono spesso il mosaico delle nostre giornate, evocando ricordi, sentimenti, stagioni. Già lo scrittore Marcel Proust, non esattamente un frivolo perdigiorno, elogiava la musica di tutti i giorni, per la capacità di sollevare sentimenti che sembravano perduti. George Michael non era parte della colonna sonora della mia vita, e neppure di quella dei miei figli, troppo tardi per me, troppo presto per loro. Ma tutti i moralisti che oggi si lagnano "Ci sono tragedie nel mondo e ve la prendete per un cantante, dandogli spazio in tv e sul web" dimenticano Proust e ripetono, vent'anni dopo, l'errore di Bocca. Edoardo Bennato lo diceva in modo ironico, non "sono solo canzonette", è l'album di famiglia e gioventù di tanti e va rispettato con affetto. Un altro "cantante", Guccini, metteva in guardia, quando ero ragazzo io, contro i "critici, personaggi austeri, militanti severi" e io che di "militanti severi" troppi ne ho conosciuti (e devo dire, sempre, fin da ragazzo li ho irrisi e contrastati) so bene quanto Guccini avesse ragione. Opporre le "tragedie vere del mondo e della guerra" alla "morte di un cantante andiamo!" non è indice di serietà, ma solo di corrucciata indifferenza, snobismo dispeptico, cuore indurito. Punto.